Passione, Crocifissione e Morte di Gesù, commemorate in uno dei giorni più importanti per la comunità cristiana. Oggi si rivivono spiritualmente le sofferenze di Cristo, che espiano i peccati del mondo e conducono alla redenzione. Occasione di preghiera e meditazione, ancor più ricordo per tutti i credenti del sacrificio del Figlio di Dio, che dona la sua vita in cambio della salvezza di tutti i peccatori. In ciò il messaggio teologico della crocifissione di Gesù: liberarci dalla morte eterna che viene dal peccato.
Sono diverse le celebrazioni religiose siciliane sull’argomento. Una delle più belle e suggestive si svolge oggi a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. La processione delle “varette” – diminutivo di vara, ovvero carro trionfale su cui vengono posti statue o dipinti di Santi per essere portati in processione – è un appuntamento annuale con il culto e la tradizione, che accomuna migliaia di devoti barcellonesi e non. Un evento molto sentito da tutta la cittadinanza e che ha assunto una connotazione tanto peculiare, negli anni, da esser stata iscritta nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia con approvazione nel 2008 e presente nell’elenco Rei di settembre 2013.
Per alcune motivazioni storiche la città del Longano vanta un primato: il Venerdì Santo per le vie del centro sfilano due diverse processioni che partono, l’una dalla Chiesa di Gesù e Maria di Pozzo di Gotto e l’altra dalla Chiesa di S. Giovanni di Barcellona. Ciascuna vara – minuziosamente addobbata da fiori, nastri e stoffe che i fedeli curano personalmente con venerazione – raffigura i momenti più significativi della Via Crucis: dall’ultima cena sino alla Crocifissione, al Sepolcro e alla Resurrezione.
A rendere ancora più caratteristica la processione è la Vexilla Regis, di Venanzio Fortunato (VI sec d. C.), canto corale intonato per accompagnare le Varette. È uno dei canti più importanti della tradizione barcellonese, tramandato oralmente dall’epoca medievale.
Le due processioni partiranno intorno alle 17 per incontrarsi al crepuscolo sul Longano.
Debora Luccese