Il delfino non è il migliore amico del pescatore. Anzi, concorrenti e duellanti, si sfidano all’ultimo totano. Succede nelle Eolie dove il settore, quello specializzato nella piccola pesca, è ormai in crisi, anche a causa del simpatico – ma non troppo da queste parti – cetaceo. Così da aprile, per quattro mesi, partirà la sperimentazione di moderni dissuasori per allontanare i numerosi delfini dal pescato; contestualmente, visti i danni già patiti, partirà la richiesta di calamità ambientale, prevista anche dal Feamp, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca per aiutare economicamente i pescatori in questo difficile momento. Un momento a dir poco drammatico se si considera che sulle 120 barche rimaste alle Eolie, 60 si dedicano alla piccola pesca costiera che non produce più reddito anche, e soprattutto, a causa dei delfini. “La situazione si è aggravata, i mari si sono tropicalizzati, i delfini si sono fatti più sottocosta e non riusciamo più a sopravvivere”, spiega Gaetano, uno degli operatori della zona. “Di questo passo – avvertono i rappresentanti dei pescatori – vendere un chilo di totani sarà improbabile: già non se ne trovano perchè vengono mangiati dai delfini ma quei pochi che saranno pescati saranno venduti a prezzi insostenibili per una famiglia”. Aggiunge uno dei pescatori, Maurizio Puglisi: “Non solo perdiamo il pescato, ma i delfini danneggiano anche le reti continuamente strappate. Si mangiano tutto loro”. A un recente incontro del consorzio Cogepa ha partecipato anche la biologa marina Monica Blasi, della Filicudi Wildlife Conservation, che dal 2004 gestisce tutti i progetti di conservazione sui cetacei e sulle tartarughe marine nell’arcipelago: sarà lei ad aiutare a sperimentate le nuove apparecchiature.