Cinque mesi fa aveva rifiutato un trasferimento per ragioni di sicurezza per non dare un segnale di resa alla mafia e per poter arrivare alla Procura nazionale Antimafia dalla porta principale, come vincitore di concorso. Un’offerta che gli era arrivata dal Csm dopo che un’intercettazione aveva fatto risalire l’allarme sulla sua sicurezza. Ora il pm di Palermo Nino Di Matteo realizza il suo sogno: all’unanimità il plenum di Palazzo dei marescialli ha decretato la sua nomina a sostituto della Superprocura guidata da Franco Roberti. Una decisione attesa, che sana una vecchia ferita: due anni fa i consiglieri avevano bocciato la sua candidatura per lo stesso incarico, preferendogli altri tre colleghi. E il pm aveva reagito con un ricorso al Tar del Lazio, lamentando di aver subito “un’ingiusta mortificazione”. Dopo 18 anni Di Matteo lascia la procura di Palermo, dove è approdato nel 1999, dopo un’intensa esperienza alla procura di Caltanissetta nel pool che si è occupato delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.