A seguire la prima giornata mondiale dei bambini sul tema della pace, ideata da Papa Francesco, ho pensato quanto sia forte il messaggio culturale della pace nel mondo attraverso i bambini, gli uomini e le donne di domani, che oggi, pur nel loro candore, hanno dato prova a noi adulti, quanto siamo incapaci di stringere la mano in segno di pace e fratellanza. Decine di migliaia di bambini provenienti da tutto il mondo, anche da Palestina e Ucraina, si sono ritrovati allo Stadio Olimpico di Roma per un evento senza precedenti. Musica, sport e ospiti di eccezione – da Renato Zero a Lino Banfi – hanno fatto da splendida cornice a uno stadio stracolmo di bambini festanti e rappresentanti la vita, quella pura, tenera, sincera, incapace di brutture e malizie infangate da noi adulti. “Carissimi bambini e bambine, Dio, che ci ama da sempre, ha per noi lo sguardo più amorevole dei papà e della più tenera delle mamme. Lui non si dimentica mai di noi, ogni giorno ci rinnova e ci accompagna con lo spirito”. Tenerezza di un papa naif che si fa bimbo in mezzo ai bimbi, che si commuove quando ha incontrato i bambini ucraini provenienti dall’ospedale di Leopoli, i quali hanno perso le braccia o le mani, mentre anche i genitori sono morti. Altri, ancora, sono giunti dalla Bielorussia, dall’Indonesia, da Gaza. Testimonianze di una guerra in cui la morte è predominante sulla vita e dove i bambini, più ancora di tutti, ne pagano le conseguenze nel fare espiare loro tutte le colpe che non hanno. Oggi in Piazza San Pietro, Papa Francesco dirà la Messa davanti a una folla immensa di bambini, e poi ci sarà un monologo di Roberto Benigni. È il prologo che traduce un evento storico, dove semplicità e tenerezza si intersecano ai fatti brutali del mondo e dove l’apparente utopico pensiero di una totalità mondiale di pace, scava nell’anima le coscienze e le colpe di tutti noi che ci vergognamo di guardare negli occhi la tristezza, le paure e le angosce di bambini che ci chiedono di smetterla, di finirla di fare la guerra. Ecco, crediamo davvero che di fronte a questo messaggio così fortemente voluto da Papa Francesco, ci sia la base per sensibilizzare i cuori più duri e incancreniti di odio dei potenti del mondo, di coloro I quali rappresentano la parte più oscura e diseducativa nel rappresentare la vita come essenzialità e senso più significativo di ogni cosa. Proprio quello che i bambini con la loro innocenza ci sanno insegnare in quell’antico gesto di abbracciarsi, di stringersi la mano, di ricevere e dare una carezza, un bacio. I maligni, che nulla hanno a che fare con la purezza dei sentimenti, penseranno che tutto ciò è retorica, è utopia, è inutilità. No, perche’ andare a scuola e imparare la lezione che ci danno i bambini, significa renderci più buoni e costruttori di un mondo migliore, diverso, più consono ai valori umani e sociali. Seguiamo l’esempio, la dolcezza infinita di Papa Francesco, dei bambini che egli ha voluto intorno a sé per farci capire quanto male stiamo facendo al mondo. Che poi, siamo noi stessi!
Salvino Cavallaro