Io siciliana, di Milazzo, ho visto per la prima volta RUGANTINO di Garinei & Giovannini, in scena al teatro Il Sistina di Roma nell’interpretazione di Serena Autieri e Michele La Ginestra, Edy Angelillo e Massimo Wertmuller, la regia di Pietro Garinei e la supervisione di Massimo Romeo Piparo, direttore artistico (lo è stato anche al Teatro antico di Tindari…)
Immersi nello scenario ottocentesco della Roma Papalina, si vivono tre ore di vera meravigliosa evasione.
Spontaneo e inevitabile è cogliere il confronto con la nostra epoca e chiedersi se oggi esista una storia così, d’amore, di dramma e leggerezza! Un confronto che ci induce a desiderare quei tempi, anche se corrotti, ma senza frenesia; tempi di c’era una volta in cui i sogni trovavano albergo nei cuori giovani e negli adulti che non conoscevano gli agi della modernità, ma si cercavano tra vie e vicoli scoprendo l’ebrezza del vino e dell’amore.
Le musiche di Armando Trovajoli, il Corpo di Ballo, la scenografia di Garinei & Giovannini, i costumi di Giulio Coltellacci, sono lo sfondo in cui si muovono, danzano, la povertà leggera e orgogliosa gestita con astuzia e ironia, e l’ipocrisia viscida di una nobiltà che tutto poteva senza possedere umanità, cuore, e dignità… I toni, la storia cantata in versi a rima baciata di questo dramma popolare romanesco hanno coinvolto e ammaliato un pubblico che riempie Il Sistina dall’inizio di maggio e continua a richiamare cittadini e turisti.
Il successo scaturisce dalla magistrale ed esilarante interpretazione degli attori: Michele la Ginestra nei panni di Rugantino, con la sua aria scanzonata, buona e allegra, capace di fare sorridere sempre e comunque; Serena Autieri, altera, sempre dolce e volitiva, interpreta il personaggio della bellissima Rosetta… e non solo, della donna che sa conquistare e tenere il cuore di un uomo perché ne sa estrarre la purezza e l’innocenza… Rosetta, desiderata da tutti, ma irraggiungibile si innamora di Rugantino perché sa farla ridere!
Ecco, è questo che ogni donna vuole dal proprio uomo: leggerezza. Scudo e sollievo dalla sofferenza, dal male in cui gli eventi ci trascinano…
E Roma è l’alter ego della bellezza, dell’incanto di quest’amore… Roma non fa la stupida stasera, cantata dalle due voci dei protagonisti, penetra le mura del Sistina e giunge ai cuori di tutti, come si stesse sotto un cielo stellato e con la luna ruffiana di una notte d’ amore.
L’espressione più alta del Teatro è la Tragedia disse Aristotele, ma anche il riso, l’ironia quando sono Arte diventano catarsi… lo stesso Aristotele parla nella sua Poetica del riso come forza di coesione e di equilibrio tra gli uomini.
Il dramma RUGANTINO nato da una maschera romanesca, si veste di ironia e si fonde con la leggerezza del vivere. Mastro Titta, il boia, tanto stuzzicato da Rugantino, si innamora di Eusebia che lo ricambia malgrado il macabro lavoro, tramutandolo in un personaggio romantico.
Vige nella riedizione di Piparo una metamorfosi dalla maschera originale in una rappresentazione addolcita di romantica leggerezza, lo stesso Rugantino perde i tratti goffi e il mento appuntito, e diviene meno arrogante, ma molto scanzonato, bello e dolce d’aspetto, tenace e orgogliosamente innamorato, come lo mostra Michele La Ginestra…
E Rugantino che litiga coi gatti per un tozzo di pane, e se cade nell’errore di Psiche (Pisiche, dice strascicando Rugantino), infine conquista non solo l’amore di Rosetta in eterno, ma anche la dignità di uomo, ponendo il suo tenero collo sotto la ghigliottina del pietoso mastro Titta…
Anche la morte in questo dramma tragicomico viene scanzonata o meglio la morte è: ‘na botta e via ❣️
Interpreti fantastici nella direzione di Piparo che celebrano in RUGANTINO il trionfo della Dignità, nella Povertà orgogliosa…
Rita Chillemi