Il nervosismo durante le partite di calcio sul rettangolo verde, è diventato incredibilmente abituale negli scontri, nelle trattenute, negli spintoni, nei falli leciti e altri da condannare per cattiveria e pericolosità. Ma la violenza no! Quella del razzismo, poi, è condannabile sempre senza se e senza ma. E allora si torna a parlare di parole, di frasi lanciate con disprezzo come fossero pietre scagliate sul volto dell’avversario. Ma ciò che fa specie in questo calcio spudoratamente iperpagato è l’abitudine a dire scusa, dicendo che sono fatti di campo. No, non possono essere solo fatti di campo, questi. L’adrenalina non può giocare scherzi di questo genere. I muscoli, le gambe, gli scontri, non giustificano epiteti offensivi come “sei un negro”. Non esistono scuse per questa grave offesa e non si può accettare neanche che venga detta in un momento di nervosismo, perché il cervello deve comandare ogni cosa, non solo il fatto tattico e tecnico, i dribbling, i gol e tanto altro. Se è vero, come pensiamo, Acerbi ha sbagliato a rivolgere quell’epiteto a Juan Jesus durante l’incontro Inter – Napoli di domenica 17 marzo allo Stadio Meazza di Milano. Certo, i fatti sono ancora da verificare, visto che la Procura della FIGC ha aperto un fascicolo, tuttavia, pensiamo che la gravità dell’offesa riportata durante la gara all’arbitro La Penna dal giocatore del Napoli Juan Jesus, non abbia ragione di essere stata inventata. Intanto il C.T. Luciano Spalletti in ottemperanza al codice etico che vige in Nazionale per tutti i convocati, ha rispedito a casa Acerbi sostituendolo con il difensore della Roma Gianluca Mancini. Ricordiamo che la Nazionale di Spalletti partirà per gli Stati Uniti per disputare questa settimana due amichevoli in preparazione dei Campionati Europei di giugno in Germania. Storie di calcio, corsi e ricorsi storici di promesse fatte e mai mantenute. Nel pallone giocato il cervello diventa un optional. Ma cosa ci hanno insegnato i Gaetano Scirea, Gigi Riva, Gianni Rivera. Possibile che si debba fare sempre dietrologia e retorica, quando si parla di campioni e rettitudine di uomini esemplari?
Salvino Cavallaro