Durante le recenti proteste a Milano, Firenze, Bologna e Napoli, con scontri e ferimenti tra manifestanti e forze dell’ordine , anche a Roma si è assistito ad una partecipazione significativa contro le politiche della Rai. La rete televisiva è stata accusata di praticare la censura riguardo alle critiche su Israele. Durante il sabato pomeriggio, una folla di migliaia di individui si è riunita di fronte alla sede principale della Rai in Viale Mazzini 14, esprimendo il proprio dissenso con slogan come “Sergio dimettiti” e “Palestina libera”. Un corteo di circa cinquemila persone si è poi diretto verso Viale Teulada, un’altra sede Rai, intonando il coro “Siamo migliaia, siamo una marea antifascista”.
La protesta, organizzata principalmente da Spintime, gruppo studentesco, ha visto la partecipazione di diverse associazioni, tra cui gli osservatori dei diritti umani di Amnesty International. Sotto lo striscione “Non in nostro nome”, si sono riuniti persone di ogni età ed estrazione sociale, tutti chiedendo un servizio d’informazione pubblico indipendente, libero da influenze politiche e dal governo Meloni.
La colonna sonora della manifestazione è stata “Casa mia”, canzone con cui il rapper Ghali si è esibito al Festival di Sanremo, dedicata alla situazione che sta avvenendo a Gaza. La rabbia contro la Rai è stata proprio innescata dopo il comunicato pro-Israele dell’amministratore Roberto Sergio, (a seguito dell’appello del cantante che aveva dichiarato “stop al genocidio” ) che è stato letto da Mara Venier in diretta, concludendo infine affermando di condividere quelle parole. Le dichiarazioni di Sergio e della Venier hanno suscitato polemiche, criticando il comunicato e il sostegno della conduttrice, già discussa per un fuorionda sull’immigrazione. Sergio invece è stato posto sotto scorta mercoledì a causa di minacce.
La denuncia degli attivisti si concentra sulla televisione pubblica, vista come uno strumento che riflette le politiche razziste, xenofobe e genocidarie del governo. La richiesta è chiara: una TV che non minacci la libertà di parola, non censuri il genocidio e permetta di parlare della Palestina, che sta subendo un vero e proprio sterminio di massa giorno dopo giorno. L’obiettivo è un’informazione completa che rispetti le voci della popolazione palestinese e la realtà di questo genocidio.
Aurora Manzo