Certo, dopo la disfatta casalinga contro la provinciale, ma coriacea Udinese che naviga nei piani bassi della classifica, criticare la Juventus è come sparare sulla croce rossa. Tuttavia, facendo mente locale su una società – prima ancora della squadra – che per anni ha rappresentato il calcio italiano nell’orgoglio di avere conquistato più scudetti di tutti, oggi si rivela fragile dal punto di vista economico, organizzativo e decisionale. Troppe sono state le scoppole che ha preso la società in questi ultimi anni, troppi gli inaccettabili errori commessi dal punto di vista di una conduzione che, pur fregiandosi di aver vinto nove scudetti di fila nel recente passato, non ha saputo risollevarsi dalle – rovinose cadute – che l’hanno portata a una serie di questioni giudiziarie e di prese di posizione contro i vertici del calcio europeo, tali da perdere in maniera preoccupante quell’immagine di società forte nella programmazione e nel costruire il suo presente, tra il glorioso passato e la sicurezza nella futura continuità di risultati. E poi questa fragilità decisionale, questa incapacità di tagliare corto nel cancellare repentinamente il grave sbaglio di avere fatto firmare ad Allegri un contratto così lungo nel tempo e altamente remunerativo, come fosse sborsato da una società carica di petrodollari. Quanti errori commessi e quanta fragilità simile a una società provinciale piena di dubbi e confusione. Ogni tanto immaginiamo l’idea fantasiosa di pensare l’avvocato Agnelli ancora vivo e di fargli un’intervista sulla sua attuale Juventus. Domande fatte a un interlocutore che ha costruito un impero calcistico e industriale a sua immagine e somiglianza con passione, dedizione e intelligenza. E così immaginiamo la domanda: Presidente, cosa pensa della Juventus di oggi? “Penso che sono stati fatti troppi errori. Scelte sbagliate che, tuttavia, non sono solo da addebitare solamente a mio nipote Andrea ma a tutta una serie di vicissitudini e di personaggi sbagliati a lui vicini. Io sapevo scegliere i miei collaboratori, anche se poi la mia passione per la Juventus mi faceva – lavoro permettendo – starle vicino“. Naturalmente sono pensieri, divagazioni fantasiose di chi, come noi, ha vissuto dal punto di vista mediatico il film di quella storia della Juventus molto legata alla Fiat di allora e che oggi è decaduta come Stellantis che mette in cassa integrazione i suoi residui operatori di automobili e procede nell’irreversibile smantellamento di Mirafiori. “Con me non sarebbe accaduto” dice l’avvocato con aria delusa e corrucciata…….. Mah, – diciamo noi – ci sarà un collegamento dato dal destino che unisce Juventus e Stellantis? Chissà!
Salvino Cavallaro