“Ciascuno in suo pensier farà ritorno”. Una frase leopardiana tratta dalla poesia “Il sabato del villaggio” che sono solito rievocare a proposito del ritorno alla vita normale, quella legata alle abitudini dello scorrere vorticoso delle tante cose da fare. E anche nel giorno dell’Epifania che tutte le feste natalizie porta via, c’è una piccola vena malinconica dovuta alla fine di un periodo dell’anno in cui tutto è magia. Dall’attesa dei regali sotto l’albero, al più mistico senso religioso della nascita del Bambino Gesù, si vivono giorni in cui ci si sente più buoni e scopritori di tanti valori che, grazie al Natale, riemergono in noi. È cultura, tradizione, è quel desiderio di ritrovare la famiglia nei suoi affetti più cari, messi spesso in secondo piano per i problemi del lavoro. E così, riposti uno ad uno negli scatoloni gli ornamenti dell’albero di Natale, le luci, i festoni, le ghirlande e i pastori del presepio che con l’arrivo dei Magi ad adorare Gesù Bambino terminano il loro lungo cammino, tutto finisce in attesa del prossimo Natale. Da domani si ritorna a scuola, al lavoro, alla vita “normale”, e le abitudini si riprendono com’è giusto che sia. Abbiamo vissuto lunghi giorni di festa, di abbuffate, di eccessi nel festeggiare l’entrata del nuovo anno 2024 con nuovi propositi, ma abbiamo anche pensato almeno per un attimo alle guerre, a chi piange di dolore, di fame, di solitudine, riflettendo come in fondo ciascuno di noi debba comunque ritenersi fortunato. Dunque, si riprende con buona lena dopo avere richiuso quegli scatoloni che oltre gli addobbi natalizi contengono pure i pensieri che si riflettono nella nostra interiorità. Natale tornerà, così come ritorna ogni cosa. È la ruota della vita che gira e non si ferma mai per ricordarci che alla fine di ogni cosa bella “Ciascuno in suo pensier farà ritorno “.
Salvino Cavallaro