Tempo di auguri, di buoni propositi, di speranze di un futuro migliore. C’era una volta, primo in classifica, l’augurio di buona salute e poi quello di tanta fortuna, la speranza dell’amore eterno, della felicità, o per meglio dire, il desiderio di serenità. Oggi, al primo posto c’è sempre la speranza della buona salute. E poi? E poi ci sono tante altre interminabili speranze che partono dal cuore di chi desidera un mondo in cui le guerre e l’odio vengano sostituite dall’amore, dal rispetto, dalla fraternità. Ma c’è anche la speranza di chi non ha più un lavoro, di chi è stato truffato, di chi ha paura di atti di terrorismo e di chi era abituato a una qualità di vita più consona ai bisogni della persona. Così scrive un lettore: “Caro Babbo Natale, ti scrivo la mia letterina perché vorrei trovare un dono speciale sotto l’albero di Natale. Un LAVORO e la stabilità sociale ed economica del nostro Paese. Poi vorrei che ci fosse pace tra i popoli e che anche gli integralisti islamici la smettessero di creare terrore e uccisioni che sanno di regime, dittatura e di sterminio dell’umanità. So che chiederti queste cose ti metterà a disagio. In fondo sei Babbo Natale, non fai i miracoli…”. Come cambiano le cose e come diventa sempre più difficile vedere il bicchiere mezzo pieno. Certo, vedere la vita da un’ottica diversa fa parte del carattere di una persona, dalla sua sensibilità, dall’umore dettato dal momento e dall’eterna visione della vita che può essere interpretata da pessimista (realista?) o ottimista (superficiale?). Chissà! E poi ci sono dei dati di fatto inconfutabili che vanno al di là di ciò che determinano certe filosofie di vita personale. Ma la notte del 31 dicembre di ogni anno è doveroso mettere da parte le tristezze vissute nell’anno che sta per finire, pensando giustamente alla speranza di un anno migliore, più propositivo. Il meglio che deve ancora arrivare e che ci fa lasciare alle spalle tutte le negatività. E allora ci baciamo sotto il vischio messo accuratamente penzolante davanti all’uscio di casa, mangiamo le beneauguranti lenticchie apportatrici di buona fortuna e denaro, brindiamo con i calici più belli che possediamo e beviamo fiumi di spumante che ci aiuta a dimenticare e guardare avanti con fiducia. Già, la fiducia che non si assista più a operazioni di guerra, di carneficine, di decapitazioni come quelli di bambini, adulti, civili e militari. Che la politica italiana diventi più operativa nel migliorare un Paese che chiede stabilità, con meno tasse, migliore andamento della scuola, della sanità, salvaguardia dei diritti della dignità umana e anche un tentativo di fatti concreti nel rispetto della donna e i delitti di genere, lasciando da parte le reiterate promesse demagogiche spesso sbandierate da furfanti vestiti da persone perbene. In fondo, la gente vuole ciò che è il diritto insindacabile del rispetto della persona e del suo vivere quotidiano. Vuole il lavoro, desidera poter costruire serenamente una famiglia, avere una casa e ripartire in un mondo in cui l’economia riprenda a pulsare in maniera concreta. Facendo dunque tutte queste considerazioni racchiuse nell’intimo della nostra sfera emotiva, diventa sempre più difficile non pensare alla fame nel mondo, a chi soffre la solitudine nella propria dimora, nelle case per anziani, negli ospedali. E’ l’umano pensiero che ti fa realizzare il senso della vita, in cui nello stesso momento in cui si muore c’è chi nasce. Dolore e gioia, sentimenti forti che si incontrano e poi si scontrano tra loro, in cui una ha sempre bisogno dell’altra per dare continuità allo scorrere della vita. Ma questa sera del 31 dicembre non pensiamoci, accarezziamo l’idea che per magia tutte le cose belle si avverino. Abbandoniamoci ai canti, alle feste, ai brindisi che esorcizzano la speranza che tutto migliori. Scambiamoci gli auguri sinceri che partono ed arrivano direttamente al cuore. Stingiamoci insieme all’unisono e pensiamo ai nostri desideri, ai nostri sogni a lungo cullati che potranno realizzarsi nel nuovo anno che sta per arrivare. Dream. Il sogno. E poi che sarebbe la vita senza la speranza di realizzare i propri sogni. Ciascuno con la propria storia, con il proprio percorso di vita, con le proprie delusioni, ma anche con la voglia di non mollare mai. Sì, che importa, stiamo in allegria, fuggiamo dai pensieri che rattristano il cuore. Papa Francesco ci ha esortato a non farci rubare la speranza, e noi tra un brindisi e l’altro proviamo a seguire questo suo consiglio. Buon Anno cari amici che mi seguite, che mi leggete assiduamente, che mi esortate ad andare avanti. I vostri consensi sono la sostanza del mio scrivere, sono lo sprone ad informarvi meglio e in maniera sempre più corretta. Buon 2024 a chi sorride, a chi sta bene e ha tanta speranza nel futuro, ma anche a coloro i quali soffrono e tendono a mollare perché si sentono scoraggiati, soli e abbandonati. Il primo augurio? Non perdere mai la speranza! Vedrete che prima o poi tante cose cambieranno in meglio.
Salvino Cavallaro