Pressing molto alto, grande aggressività e fervente voglia di imporre il proprio gioco. È l’esatto contrario della scuola di pensiero di Max Allegri, il quale da sempre ha sostenuto che i campionati si vincono prendendo meno gol. E invece il calcio moderno insegna che soltanto attaccando con furore, facendo gol, si portano a casa le vittorie essenziali per primeggiare in classifica. Questione di mentalità, questione di feeling con i propri giocatori, con la squadra che ha bisogno di essere incoraggiata ad attaccare senza l’assillo di prendere quel gol che potrebbe farti perdere la partita. Francesco Magnanelli, arrivato da poco dal Sassuolo alla Juventus per un cambio di rotta e di mentalità in appoggio a Max Allegri, ha impartito in poco tempo i dettami di un calcio del quale la Juve del tecnico livornese è visibilmente carente nel gioco e nello sviluppo delle azioni di attacco. Potremmo dire che il nuovo DS Giuntoli abbia già individuato il primo intervento da apportare alla Juventus, e cioè quello di una forma mentis da cambiare, rivoluzionare al suo interno. E non è un caso che la Juve vista a Udine nel corso del primo tempo, sia stata sorprendente sotto l’aspetto di un gioco brillante che ha fruttato il 3 a 0 della vittoria finale, nonostante il netto calo fisico e di concentrazione emerso nel secondo tempo. Tutto ciò fa pensare che, nonostante gli ottimi acquisti di Weah e Cambiaso, fosse proprio la mentalità della squadra da cambiare. Ed ecco che la Vecchia Signora d’Italia si presenta già più brillante, mai timorosa dell’avversario che mette alle corde senza l’attanagliante timore di beccare un gol in contropiede. I giocatori, specie Chiesa e Vlahovic, hanno dimostrato di avere briglia sciolte, voglia di divertirsi, rincorrere il pallone e fare gol. Esattamente il contrario di quanto avvenuto in passato, quando i due attaccanti, nonostante i gravi infortuni subiti, giocavano spalle alla porta con obblighi stressanti di ritornare indietro per aiutare difesa e centrocampo. Un assillo che ha finito per snaturare le caratteristiche tecniche dei due attaccanti, dove Chiesa appariva confusionario e intento a dribblare ostinatamente, perdendosi in evanescenti personalismi, e Vlahovic non riusciva neanche più a stoppare la palla, dimostrando nervosismo e gravi carenze tecniche. Dunque, nonostante non si possa dare ancora la certezza di un netto miglioramento totale di gioco in seno alla Juventus, dopo il brillante primo tempo di Udine c’è da dire che ci sono tutti i presupposti per una svolta di gioco e di mentalità che convincerà persino l’ostinato Max a ricredersi su un calcio che non si addice più allo spettacolo e quindi alle vittorie.
Salvino Cavallaro