Voglia d’estate, desiderio di stare all’aperto e godersi uno spettacolo di alti contenuti culturali che si intersecano alla voglia di leggerezza. L’attore siciliano Gianfranco Jannuzzo ritorna a Milazzo la sera del 19 Agosto per recitare il suo Recital, proprio in quella bellissima location che è il meraviglioso scenario del Castello mamertino. In una serata per beneficienza in cui l’incasso sarà devoluto all’Associazione Amici di Marco, Jannuzzo dedicherà il suo spettacolo in ricordo di Marco Salmeri, il ragazzo milazzese che nove anni fa perse la vita a causa di un grave incidente automobilistico. Così come si ricorderanno anche tante giovani vittime della strada, le cui vite sono state spezzate per cause non sempre inerenti al solo destino. In questa lunga, esaustiva e piacevole intervista, l’attore agrigentino spiega da quale spirito è animato nel dare il suo contributo teatrale in una Milazzo che egli ama da sempre.
Buongiorno Gianfranco, come stai?“Bene, grazie. In questo momento mi trovo a Roma per sbrigare alcune cose personali”.
A proposito, quali sono i tuoi programmi di lavoro per questa estate?“Come sempre nel mese di agosto vado in Sicilia dove abbiamo un po’ di spettacoli da fare. Recital è lo spettacolo che porterò in estate a Termini Imerese, ad Avola, Sciacca e a Montevago dove torno sempre molto volentieri”
Hai già programmato la prossima stagione teatrale 2023/’24?
“Sì, cominciamo a ottobre a Roma con la commedia “Il padre della sposa” che tu hai visto lo scorso inverno a Torino. Continueremo poi a lavorare in Veneto, Lombardia e Sicilia, nei teatri di Catania, Agrigento, Caltanissetta. Insomma, tutto quello che non abbiamo potuto fare l’anno scorso in Sicilia, dove abbiamo fatto solo uno spettacolo a Messina.”
“Gente mia” è il libro delle tue opere fotografiche del quale hai fatto numerose presentazioni in tutta Italia. Come sta andando l’interesse dei lettori?
“Per fortuna la vendita del mio libro sta andando molto bene. Come tu sai abbiamo dovuto fare la ristampa di altre mille copie e tra quelle che restano a me e all’editore ne sono rimaste circa duecento copie, giusto per fare quest’estate le prossime presentazioni a Ravanusa, in un altro posto vicino ad Agrigento e poi a Racalmuto, lo storico paese di Sciascia. E poi, grazie a Dio, l’editore mi informa che ci sono ancora molte richieste di presentazione, per cui si presume che la vendita del libro stia assumendo sempre più interesse da parte degli affezionati lettori. Almeno, questo è quanto mi riferisce l’editore, perché come tu sai io sono un neofita dal punto di vista editoriale. Tuttavia, mi ritengo davvero molto soddisfatto di questo successo.”
Dopo il lungo periodo di lockdown dovuto all’epidemia da Covid che ha praticamente fermato tutte le attività lavorative non solo artistiche, sembra davvero un sogno ricominciare a parlare di impegni che ridanno spazio alla vita del Teatro. Tu, che come tanti altri artisti, hai vissuto sulla tua pelle quella grave crisi. Qual è il primo pensiero che ti viene in mente?
“Non si vedeva l’ora di uscire da questo tunnel. E’ stato un inferno nel mondo dello spettacolo, soprattutto in quello teatrale non abbiamo avuto come difenderci, proprio perché i nostri luoghi di affezione che sono da sempre i teatri, sono stati chiusi e noi tutti non sapevamo davvero come fare. Dopo un po’ di tempo i miei colleghi hanno potuto difendersi con il doppiaggio, con il cinema che ha avuto più respiro rispetto a noi del teatro. E io che mi occupo esclusivamente o quasi di teatro che è la mia vita, quei due anni di fermo sono stati un disastro vero e proprio. Tra l’altro, anche per il pubblico mi sembra di potere dire che già dalla scorsa estate, pur con qualche distanziamento, la gente in teatro arrivava con le mascherine per prudenza e per la psicosi che si era creata. Era una tortura incredibile, visto che non avevi modo di vedere le facce, se ridevano, se si commuovevano, se apprezzano oppure no. D’altra parte da sempre il rapporto empatico con gli spettatori lo riscontri attraverso la mimica facciale. Ma in quel caso era praticamente impossibile poterlo stabilire. Dunque, meno male che tutto sia finito e che adesso si ritorni a vivere. In tutti i sensi.”
E intanto il 19 Agosto ritornerai al Teatro all’aperto del Castello di Milazzo, dove ti esibirai per beneficienza con il tuo “Recital” in una serata dedicata a Marco Salmeri. Come nasce questa idea?
“Anche grazie a te, Salvino, io e mia moglie Ombretta siamo diventati molto amici dei genitori straordinari di Marco che sono Nino e Grazia. Dico straordinari perché sono stati coinvolti in una vicenda dai contorni di un dolore indicibile, che uno non può immaginare, perché puoi essere solidale quanto ti pare verso dei genitori che hanno perso un figlio in giovane età in un incidente automobilistico. Credo che nessuno di noi possa davvero capire cosa provano quei due meravigliosi genitori che adesso stanno facendo una cosa bellissima. Devo dire che anche tu gli stai dando una bella mano d’aiuto perché sei loro amico da più tempo di quanto non lo siamo io e Ombretta, tuttavia, mi preme dire davvero che abbiamo preso a cuore questa storia perché siamo diventati immediatamente amici di Nino e Grazia. Fare una serata per ricordare Marco attraverso il mio spettacolo che è composto da momenti di grande comicità ma anche di riflessione, ritengo sia un modo per raccontare in qualche modo la vita. Comunque, ricordare con il sorriso questo giovane ragazzo che aveva davanti tutta la vita e poi si è interrottamente così bruscamente, è un modo bello per restare insieme quella sera del 19 agosto. Immagino che anche gli spettatori, i quali mi auguro intervengano numerosi, vogliano stare accanto a questi due genitori meravigliosi e lo faremo divertendoci, cercando di vedere quali sono le cose cui noi siciliani siamo soprattutto legati; e cioè intrattenerci attraverso lunghi momenti di divertimento, di allegria, di comicità, di famiglia, di donne, di mare e di tutta la meravigliosa complessità che riguarda noi siciliani e noi italiani in generale. Ecco, questo mi sembra un bel modo per ricordare Marco.”
Ed è anche un motivo per ricordare tante giovani vittime della strada. E’ vero?
“Sì, questo è un tema che non finisce mai. Un incidente, una fatalità, può far parte della vita, ma andarsele a cercare come le vicende che stiamo vivendo in questi giorni dai contorni squallidi se non vigliacchi, non so come definire quello che è successo l’altro giorno a Casal Palocco. E’ vero che i ragazzi fanno i ragazzi, tuttavia c’è da dire che questi sono pure figli di qualcuno e mi interrogherei sul modo di educare i figli in un certo modo. Quali sono i valori da trasmettere, che controllo ho su di loro. Perché degli imbecilli devono rischiare la loro vita e soprattutto mettere a repentaglio quella degli altri? Per fare un video, per pubblicarlo, per farsi vedere da altri cretini come loro. Quindi, non è una cosa che appartiene a tre o quattro ragazzi ma è purtroppo un fenomeno diffuso. Con questo non intendo fare di tutta un’erba un fascio perché ci sono invece dei ragazzi meravigliosi e intelligenti che si coltivano, che stanno tutta la vita sui libri, fanno sani progetti su se stessi. Non è vero che tutti i ragazzi sono tutti così. Sono solo quattro coglioni come questi che infangano una generazione che invece meriterebbe essere rappresentata diversamente.”
Ma adesso parliamo del tuo Recital che raccoglie sempre molto entusiasmo nell’ambito dei tuoi fan che rivedono volentieri le tue performance. Perché, secondo te?
“Salvino, intanto ti ringrazio della domanda. Tu hai visto molte volte lo spettacolo, quindi sai che io cerco di farmi perdonare negli anni uno spettacolo che è sempre un po’ in divenire perché c’è qualche pezzo nuovo e qualche volta non so rinunciare ad alcuni brani che sono dei cavalli di battaglia. Anche perché se non li facessi mi chiederebbero, perché non hai fatto quella cosa di Renzino Barbera oppure quell’altra cosa di Italo Terzoli. Credo dunque di poter dire, seguendo la tua generosa nonché intelligente domanda, caro Salvino, che gli spettatori finiscono per premiare una cosa che è fatta sinceramente. E’ vero che cerco sempre di non deludere il pubblico che è venuto a vedermi, anche perché la gente quando viene a teatro fa sempre un grande sacrificio perché deve prenotare, deve venire a teatro, deve pagare il biglietto anche per il posteggio della macchina; insomma assistere a uno spettacolo è un rito e quindi cerco sempre di non deludere lo spettatore cercando di dare loro qualche volta qualcosa di nuovo. E poi negli anni ho capito che funziona molto questa commistione tra cose allegre che sono delle sintesi geniali di drammaturgia, visto che una barzelletta la può raccontare chiunque. Tuttavia, accanto alla risata, quasi fine a se stessa, c’è anche il sentimento, e cioè quei valori italiani e nostri siciliani che esprimiamo attraverso l’orgoglio. Sono sentimenti che in generale si riferiscono alla donna e poi che cos’è il mare, l’amicizia, che cos’è l’ospitalità, l’accoglienza, che cos’è Lampedusa che ha insegnato al mondo intero che cosa sia la solidarietà umana soltanto dell’istinto filiale, paterno e materno, non certo sulla razza o il colore della pelle. Quindi i lampedusani sono l’orgoglio dell’umanità. Come vedi si parla di temi che passano dalla poesia di Angelo Callipo che è veramente un grande poeta, ad altre cose scritte da Jannuzzo – dove il salto di qualità è davvero notevole – Due cose insieme che però funzionano a meraviglia!”.
Per finire Gianfranco, qual è il tuo primo pensiero nel tornare a Milazzo tra tanta gente che ti vuole bene?
“Sono molto affezionato a Milazzo e alla sua gente. Quest’anno ritorno molto volentieri al Castello perché lì ho fatto tantissime volte partecipazioni, spettacoli, piccoli interventi, con successo e con tantissimo pubblico. Mi auguro che anche questa volta il pubblico di Milazzo accorra numeroso alla serata per Marco e al mio Recital. Me lo auguro davvero soprattutto per Nino e Grazia che, lo ripeto, sono due persone speciali.”
Salvino Cavallaro