Il cielo plumbeo, il temporale, i lampi e i tuoni che hanno accompagnato il pomeriggio torinese fino all’inizio dell’ultima gara di campionato del Torino contro l’Inter, sono stati premonitori di una giornata da dimenticare. E dire che avevo scelto di andare allo stadio in curva “Primavera” rinunciando a chiedere l’accredito per giornalisti, proprio per ritornare a respirare l’aria di quel ruspante tifo granata che negli anni avevo perso per avere frequentato la tribuna stampa. Ebbene, come dicevo prima l’esperienza è stata negativa sotto l’aspetto della cronaca della gara, ma anche dell’ambiente stesso. Dopo avere fatto un’interminabile coda sotto la pioggia battente, sono arrivato ai tornelli tra uno spintone e l’altro, riuscendo a entrare allo stadio a partita appena iniziata. E mentre cerco invano il mio posto che era diventato irraggiungibile per la calca della gente, mi sistemo in un angolo accanto a una famiglia con due bimbi piccoli e tanti altri che ho visto accompagnati dai genitori per assistere alla partita. Nella mia postazione non vedevo bene le azioni della gara per poterne descrive la cronaca che è apparsa subito deludente dal punto di vista tecnico da parte di un Torino che perdendo per 1 a 0 contro l’Inter ( gol di Brozovic da fuori area) ha vanificato la possibilità di partecipare alla Conference League del prossimo anno. Ma la cosa più brutta da narrare è stato il comportamento dei “tifosi” di ambo le fazioni, i quali, incuranti della presenza di famiglie e bambini, hanno inveito da lontano con offese e gestacci irripetibili, tanto da terrorizzare soprattutto i piccoli tifosi venuti allo stadio con tanto di maglietta granata con su scritto il proprio nome. Ho provato tenerezza per loro e rabbia contro la maleducazione che da parte delle tifoserie era ormai diventata dilagante e pericolosa. Poi, impossibilitato a fare ragionare i più vicini scalmanati ad avere rispetto almeno dei bambini, ho preferito rinunciare e sono uscito mestamente dallo stadio alla fine del primo tempo. Intanto il cielo si era schiarito e le nuvole si intravvedevano soltanto in lontananza, ma quel ritornare a casa anzitempo con amarezza, per me è valsa come una sconfitta personale. Non era questo che mi aspettavo dopo tanti anni che seguo e scrivo di calcio. Non era questo!
Salvino Cavallaro