A rispondere ai nostri microfoni di oggi c’è il Direttore di Tuttosport Guido Vaciago. Un interlocutore importante con il quale si sono toccati molti punti di curiosità calcistica, in un’intervista esaustiva in cui emerge soprattutto il delicato momento che sta attraversando la Juventus alle prese con gli ormai ben noti problemi giudiziari. Guido Vaciago è direttore del quotidiano sportivo di Torino appartenente al gruppo Amodei dall’aprile di quest’anno e succede a Xavier Jacobelli. La scelta di Vaciago premia un giornalista che ha realizzato molti libri pubblicati da Tuttosport, sempre dedicati al calcio e ai grandi temi delle discipline sportive.
Direttore, intanto grazie per avere acconsentito a questa intervista. Come prima cosa ti chiedo che idea ti sei fatto di tutto questo gran polverone nato attorno alla Juventus?
“Di quale polverone parli, visto che in questo momento sulla Juventus ci sono 300 polveroni. Se ti riferisci alla questione della Procura del falso in bilancio, allora dico che non vorrei contribuire ad alimentarlo, perché trovo che il polverone in sé non sia degno di un’informazione corretta, visto che si è creato un caso mediatico enorme con pubblicazione indiscriminata di intercettazioni peraltro vecchie, perché pubblicate un anno fa e poi sono state ripubblicate e spesso aggregate per spettacolarizzarle. Si è come al solito celebrato un processo mediatico prima che la Giustizia non abbia ancora tecnicamente espresso ciò che probabilmente ci dovrà essere, visto che non siamo nemmeno arrivati all’udienza preliminare. Eppure, i mass media hanno ampiamente consumato quantomeno un dibattimento, anche se non dico che siamo arrivati a condannare, però per i media siamo già in una fase molto avanzata. Ecco, questo è un difetto che i media italiani purtroppo hanno, sappiamo che spesso e volentieri i processi si celebrano prima sui giornali e poi in aula, anche perché i tempi della giustizia purtroppo sono molto lenti e quindi succede che è facile anticiparli. In genere questi processi si fanno con una sola parte, e cioè quella dell’accusa, perché in questa fase di indagine ovviamente il materiale a disposizione è quello dell’accusa e quindi alla faccia di ogni garantismo e soprattutto alla faccia di uno dei più sacri principi del Diritto che è il principio di presunzione di innocenza. Si calpesta tutto e si danno in pasto al pubblico dei frammenti dell’indagine che per il rispetto dell’indagine stessa e di chi è indagato, andrebbero in qualche modo ricomposti in un’aula di Tribunale e non spezzettati e buttati sui giornali. Questa, naturalmente, è una riflessione che faccio sul comportamento dei media, ed è un comportamento che andrebbe cambiato perché spesso così si rovinano le vite delle persone, anche se in questo caso non parlo tanto della Juve, ma della giustizia dei comuni mortali. Una riflessione che mi viene da fare proprio perché tu hai parlato di “polverone” e mi hai fatto venire in mente che effettivamente è stato tale, però in mezzo tutto questo fumo ci sarà un pezzo d’arrosto o meno? Nel senso che abbiamo già assistito a situazioni che non mi riferisco soltanto alla Juventus ma in generale. Situazioni che apparentemente sembravano essere di totale condanna e poi si sono rivelate uno sciacallaggio mediatico ancora più pericoloso. Tornando al problema, io ti dico che bisogna aspettare il risultato penale per avere chiare le idee dei giudici. Io mi sono convinto che le plusvalenze non sono un tema, né penale, né sportivo, perché rappresentano un argomento sul quale si sono già espressi parecchi. Esiste una giurisprudenza che ha stabilito come non rappresentino una violazione. Si può discutere sulla cattiva abitudine di costruire delle plusvalenze senza reali benefici di cassa, perché se la plusvalenza viene fatta con due operazioni, una che esce e una che entra, non c’è beneficio di cassa. Si può parlare di una reale cattiva abitudine gestionale, ma definirla una violazione o addirittura un reato, secondo me è eccessivo e comunque non è possibile, visto che diversi giudici hanno già spiegato in tante circostanze che non esiste un valore oggettivo del giocatore e quindi non si potrebbe commisurare in modo scientifico l’eventuale sopravvalutazione.”
Appunto, a proposito di plusvalenze il Ds Cherubini ricorda il suo rapporto con Fabio Paratici e davanti agli inquirenti dice: “A marzo si parlava di fare 300 milioni di quelle e mi veniva da vomitare a pensarci”. Come ti poni davanti a simili frasi così pesanti?
“Ti chiedo scusa, ma non vorrei commentare queste notizie perché né io, né te, siamo dei Giudici, e poi questa è una frase che è stata estrapolata da un contesto. Lo so che è una frase riportata negli atti, però noi non conosciamo esattamente il contesto di quella frase e quindi lo trovo estremamente scorretto commentarne il significato. Se tu mi chiedi se la Juventus ha abusato di quella tecnica durante la stagione 2020’21 con quella soluzione per arginare le perdite, io ti dico il fatto stesso che dopo due anni in cui sono state fatte parecchie operazioni incrociate e la Juventus abbia smesso di farle, è indicativo del fatto che riteneva che questo tipo di operazione alla lunga non portava profitti. Questo sì, ma per una questione gestionale, nel senso che una plusvalenza che non genera un reale flusso di cassa ti crea un vantaggio nell’immediato. Ma poi, siccome tu compri di fatto un giocatore e lo devi ammortizzare, ti aumentano gli ammortamenti e il beneficio che hai avuto facendo questa operazione lo paghi negli anni successivi. Ecco perché è stato in qualche modo abbandonato, visto che si è rivelato un meccanismo contabile che alla lunga non dava vantaggi. Però, ripeto, esiste una letteratura giuridica che ha dimostrato come non si possa configurare un reato nelle così dette operazioni a specchio, per usare il termine degli inquirenti di Torino.”
Ti sei chiesto perché soltanto la Procura di Torino è andata così a fondo tra indagini e intercettazioni sulla Juventus, mentre altre Procure d’Italia non hanno fatto altrettanto per altre società di calcio?
“E’ una domanda difficile, ma diciamo che visto che l’indagine è partita dall’argomento delle plusvalenze, è quantomeno curioso che soltanto la Procura di Torino sia andata a fondo e abbia ordinato delle intercettazioni, perché le così dette plusvalenze – e cioè le operazioni incrociate a creare un plus valore che non genera afflussi di cassa significativi – sono un’abitudine che hanno tutte le squadre italiane, forse ce ne saranno due o tre che non utilizzano queste operazioni. Quindi, a fronte del fatto che ci sono moltissime altre squadre che hanno utilizzato la stessa tecnica, non si capisce perché la Procura di Torino abbia avviato un’indagine e addirittura arriva a chiedere delle intercettazioni e fa tre operazioni di sequestri di materiale e di perquisizioni abbastanza spettacolari, mentre la Procura di Milano apre un fascicolo e poi lo richiude dopo neanche un paio di settimane e altre Procure non si sono neanche preoccupate di aprire un fascicolo. Come mai questo? Forse sono più bravi quelli di Torino? Boh, può darsi che siano più attenti, più scrupolosi, zelanti. Dormono le altre Procure? Può darsi! Il problema del lavoro di una Procura è che il giudizio è sempre quello del Giudice ed è ovvio che se questa inchiesta dovesse risolversi con delle assoluzioni e quindi in nulla, forse hanno avuto ragione le altre Procure che non hanno aperto un fascicolo.”
Intanto, tra lo scorrere dei temi della nostra intervista, giunge improvvisa una notizia che non avremmo mai voluto ricevere: Sinisa Mihajlovic ci ha lasciato. Per pochi attimi il silenzio si è impossessato di noi nel tacito ricordo di una persona davvero speciale. Poi, ancora sbigottito, chiedo al Direttore Vaciago un ricordo di Mihajlovic.
“Il campione lo conoscevano tutti, l’ottimo allenatore pure, io ho avuto il privilegio di conoscere l’uomo. E oggi piango un uomo molto intelligente e con un grande senso dell’umorismo, che mancherà tantissimo alla famiglia del calcio.”
E così, al pensiero non facile di “The Show Must Go On” e mentre la vita prosegue giustamente il suo corso, riprendiamo il nostro conversare. Direttore, dal momento in cui la Procura di Torino è andata avanti con le sue indagini attraverso l’inchiesta Prisma, tutta la dirigenza della Juventus si è dimessa. Uno choc improvviso per il mondo del calcio. Qual è stato il tuo primo pensiero in merito a questa decisione?
“ Io credo che le decisioni prese dal Consiglio di Amministrazione siano state di ordine tecnico, perché a fronte di una inchiesta come quella cui la Juventus era sottoposta, c’era il rischio di finire con la società commissariata. Non credo che la proprietà della Juventus temesse l’arresto di Agnelli e degli altri dirigenti; non credo proprio fosse quello il timore. Però poteva esserci magari il timore di un commissariamento della società; questo sì. C’era ancora un problema di spaccatura all’interno del Consiglio di Amministrazione fra i membri indipendenti e quelli non dipendenti, sul fatto di andare dritti per quella strada, perché, ricordiamolo, la Juventus non ha ammesso le colpe che le vengono imputate dalla Consob e dalla Procura di Torino, perché è fermamente convinta che i bilanci sono stati redatti in buona fede, nella convinzione di non avere commesso alcuna violazione. In buona sostanza, la dirigenza della Juventus si è dimessa per due ragioni; la prima, come già detto, era per difendersi meglio, evitando di trovarsi con la Società commissariata, perché ora la Juventus, in quanto entità e società, si difende in maniera più efficace con una nuova dirigenza composta da nomi che non sono implicati nella vicenda. Tutto questo, nonostante si continui ad andare in parallelo con quella dei dirigenti che si sono dimessi, perché la linea continua a essere la stessa. L’altra ragione è che effettivamente poteva diventare un problema approvare il bilancio perché c’era questa spaccatura in seno al Consiglio. Io credo che sia stata un’operazione contingente che probabilmente era stata pensata già da qualche mese, quando l’inchiesta era stata conclusa e c’era stata la chiusura delle indagini e i PM avevano già effettuato una prima richiesta molto aggressiva di misure cautelari con i domiciliari per Agnelli, Paratici e altri dirigenti. Ecco, a fronte di quella richiesta che non era stata accettata dal GIP, la Proprietà della Juve ha in qualche modo capito che stava per iniziare una battaglia più dura e che bisognava mettere in atto certe messe in sicurezza della società.”
Si legge con insistenza che John Elkann, Amministratore Delegato di Exor, stia pensando seriamente di uscire dalla Borsa e poi di vendere la Juventus. Si tratta di Fake News o c’è qualcosa di vero?
“Secondo me il delisting, ovvero la cancellazione del titolo azionario dal listino di Borsa, è un’ipotesi che non trova conferma da parte della proprietà. Però è certamente un’ipotesi da tenere in considerazione, anche se ti ripeto non ho trovato conferme sul fatto della vendita della Juve. Io credo che in questo momento la volontà della proprietà sia quella di sostenere le battaglie legali che la Juve deve affrontare nei prossimi mesi e anche anni, per difendersi e uscire ancora una volta da questa vicenda. Una volta che questo sarà fatto, io credo che la proprietà potrà anche prendere in considerazione quella ipotesi di vendere, però al momento non mi risulta nulla di tutto questo. Definire Fake News queste notizie è un’accusa pesante nei confronti dei colleghi che hanno ipotizzato questa eventualità; questo non lo voglio fare. Diciamo che mi sento di dire che in entrambi i casi non è un’ipotesi a stretto giro, sia quella del delisting che quella della cessione. Sono cose che, se devono succedere, accadranno almeno tra un paio d’anni. Però devo dirti la verità – e cioè, alla domanda: “Volete vendere la Juventus?” la proprietà ha risposto“Assolutamente, no!”. E’ giusto, quindi, attenersi a quello che ci viene detto, tuttavia, resta importante attendere l’evoluzione dei fatti. E’ ovvio che se io ti dico che la Juve viene venduta e poi sarà venduta tra tre anni, non è che sono bravo perché te l’ho detto tre anni prima, ma, più semplicemente, ci ho solo azzeccato.”
Oggi si parla insistentemente di un ritorno di Marotta alla Juventus in qualità di Amministratore Delegato, di Del Piero presidente o vicepresidente e di Giuntoli nella veste di nuovo Ds. Cosa c’è di vero in tutto questo?
“Tu mi stai facendo una domanda che io definirei così: “Come sarà la nuova area sportiva della Juventus?”. Poi mi hai fatto tre nomi: Marotta, Del Piero e Giuntoli. Una cosa è certa, nessuno di questi tre nomi sarà inserito nel consiglio di amministrazione che verrà eletto il 18 di gennaio 2023, quando ci sarà l’assemblea che voterà il bilancio e il nuovo consiglio di amministrazione. Ecco, mi sento di dire che nessuno dei nomi che mi hai fatto verrà votato in quel consiglio di amministrazione, mentre in quell’occasione nascerà il nuovo organigramma della Juventus. Ci sarà l’elezione di Ferrero come Presidente, Maurizio Scanavino Direttore Generale e, a continuare, tutte le altre nomine. Sarà un Consiglio di Amministrazione di tecnici e quindi esperti di contabilità e bilancio. Queste sono le cose che succederanno nei prossimi giorni. Poi ci sarà un’organizzazione dell’Area Sportiva? Può darsi che avverrà. Secondo me, alla fine della stagione, penso anche che si possa ipotizzare l’ipotesi di Del Piero e del cambio di Direzione Sportiva. Diciamo che in questo momento appare più importante ricostruire la dirigenza della parte amministrativa, l’area sportiva in questo momento è costituita da Cherubini e Allegri. Vediamo come sarà riorganizzata questa parte nella tarda primavera e cioè tra Aprile e Maggio. Magari uno dei nomi che tu hai detto potrebbero entrare nell’interesse della Juventus, tuttavia, come ti ho già detto, non credo che in questo momento abbiano un piano per inserire Del Piero alla vicepresidenza o altro ruolo per richiamare Marotta o Giuntoli. Sono tutte persone che possono in futuro far parte dell’area sportiva della Juventus, ma in questo momento non credo possano entrare nel Consiglio di Amministrazione.”
Dunque, possiamo dire che tutto è in divenire?
“E’ proprio così. Di una cosa sono sicuro, anche perché ne ho parlato con lo stesso Marotta, il quale mi ha confermato di non avere parlato con nessun dirigente della proprietà della Juventus. Lui è in ottimi rapporti con John Elkann, il quale non l’ha chiamato. Presumo che anche per gli altri nomi sia la stessa cosa, ad oggi nessun contatto per l’Area Sportiva. Personalmente penso che una ristrutturazione della parte sportiva sia necessaria, comunque vedremo.”
Per finire, Direttore. Tu hai scritto diversi libri sulla Juventus che sono stati pubblicati da Tuttosport. Dopo l’ultimo libro su Dusan Vlahovic stai pensando di scriverne un altro?
“Sto lavorando su una cosa che mi appassiona moltissimo, anche se non so ancora se diventerà un libro perché potrebbe diventare una serie di articoli inseriti in un libro, ed è la storia dei cento anni degli Agnelli proprietari della Juventus. Una storia che affonda le sue radici nel 1923, quando Eduardo Agnelli diventa presidente della Juventus ed è una storia interessantissima fin dall’inizio. Sono cento anni di Agnelli e della Juventus, che hanno come filo conduttore anche la storia industriale italiana della Fiat che ha fatto la storia della città di Torino. Ci sono tante storie che formano il tessuto narrativo del rapporto tra Agnelli e la Juventus. In questo momento sto raccogliendo molto materiale e la biografia che è tanto imponente sull’argomento e poi tante interviste passate e recenti. Credo che sia un buon compleanno per il prossimo 24 luglio, in cui si festeggerà degnamente la lunga storia della Juventus.”
Salvino Cavallaro