Secondo i dati Agenas la Sicilia, insieme con Calabria, Campania e Abruzzo, presenta diversi gap nell’ambito delle cure palliative per quanto riguarda i LEA, livelli essenziali di assistenza, previsti dall’OMS. Negli ultimi dieci anni sono arrivati nella nostra Regione milioni di euro coi PSN che dovevano essere spesi anche per questo specifico settore ma evidentemente destinati ad altri scopi e oggi risultano molteplici le criticità emerse sulle quali, tuttavia, si sta lavorando sodo e in fretta. Si è parlato di questo in occasione della tavola rotonda “Ruolo del PDTA delle cure palliative nel continuum care del paziente oncologico”, evento promosso dal coordinatore della REOS (Rete oncologica siciliana) Vincenzo Adamo, con l’obiettivo di fare il punto sulla prossima approvazione del percorso diagnostico terapeutico assistenziale, che sarà deliberato dall’Assessorato regionale alla Salute, probabilmente nei primi mesi del 2023, e sarà una vera e propria rivoluzione. Rispetto al passato, i medici palliativisti e tutto il mondo che gira attorno, hanno acquisto particolare attenzione, difatti a partire dal prossimo anno academico in Italia partiranno le 17 prime Scuole di specializzazione, di cui una a Palermo. All’evento, al Royal Palace Hotel di Messina, hanno preso parte numerose voci istituzionali e specialisti: oltre ad Adamo, il dirigente regionale REOS Stefano Campo, il referente PDTA cure palliative Giovanni Moruzzi, la vicepresidente nazionale SICP (soc. cure palliative) Grazia Di Silvestre, il presidente Ordine medici di Messina Giacomo Caudo, il referente SIMG (soc. medicina generale) Domenico Italiano, la rappresentante oncologi territoriali Stefania Munaò, i dirigenti Hospice di Messina Santina Paratore e di Catania Orazio D’Antoni, il delegato Sicilia SICP Gaspare Lipari, il presidente AIRO (ass. radioterapisti oncologi) Pietro Delia, la rappresentante SIPO (soc. psico-oncologi) Alessandra Vela. Prima del dibattito, organizzato da Motus Animi in collaborazione con Mundipharma, la relazione di Giorgio Trizzino, già deputato, sul tema dell’accreditamento di questo nuovo tipo di specializzazione, il quale oltre ad aver tracciato i punti salienti sullo stato di fatto in Italia, grazie all’esperienza maturata da parlamentare, sempre impegnato in prima linea nelle cure palliative, ha fornito dati particolarmente interessanti sulle varie problematiche da affrontare, tra cui la disomogeneità tra Regioni, e delineato le condizioni da tener presente per migliorare l’SSN e gli SSR in questo ramo della medicina.
“L’incontro è stato una preziosa e utile opportunità per approfondire gli elementi più importanti e necessari alla nascita del PDTA in Sicilia – ha spiegato Adamo – che farà da ponte tra la due Reti già attive, quella oncologica e quella delle Cure palliative. Significherà un reale e concreto trait d’union con i percorsi già consolidati per la gestione del cancro a seno, prostata, ovaio, colon retto e polmone”. Non è solo un problema di risorse a disposizione, ma soprattutto di organizzazione, sinergia e riforme: “A cominciare da quella che concerne la medicina territoriale che va rivista da tempo, non solo per le cure palliative ma in generale – ha detto Caudo – perché non dobbiamo dimenticare che i medici di medicina generale vivono di ricavi, non di stipendi dunque talvolta hanno difficoltà nella gestione degli studi, nei costi da sostenere a proprie spese per soddisfare le varie esigenze, nell’aggiornamento professionale perché non possono assentarsi”. Il PDTA dovrà tenere conto anche di alcuni punti fondamentali come la continuità territoriale: secondo le ultime linee guida, negli Hospice servono 10 posti letto ogni 100mila abitanti (a Messina, ad esempio, su un bacino d’utenza di oltre 650mila persone, ce ne sono solo 10, dovrebbero essere una cinquantina – come ha sottolineato la Paratore); della multidisciplinarità che deve dare un ruolo centrale agli psicoterapeuti, specializzati con master in oncologia, dunque psico-oncologi formati ad hoc (“Non siamo semplici consulenti, ma parte integrante della Rete” – ha evidenziato la Vela); della vetustà e, in alcune provincie come Enna o Trapani, addirittura della carenza di apparecchiature di radio terapie, “assolutamente indispensabili” secondo Delia; del concetto di “morte” rapportato all’assistenza da fornire ai pazienti inguaribili, alle loro famiglie e ai loro caregiver. “Sarà una nuova era per chi tratta cure palliative – ha promesso Campo – perché cercheremo di colmare i gap degli ultimi anni, ripartire i fondi a disposizione per migliorare i servizi ai pazienti, dal territorio agli ospedali e ai centri specializzati”. Infine l’auspicio della Di Silvestre sulla necessità di “una forte integrazione capace di garantire l’appropriatezza delle terapie in tutte le fasi della malattia, ottimizzando risorse ed evitando sprechi e facilitando il passaggio del paziente dalla palliazione al fine vita”.