Erano le 10 del mattino di un freddo giorno d’inverno. Il mare di levante, in quella zona marinara di Milazzo chiamata Vaccarella, sembrava più irrequieto di altre volte. Il vento era impetuoso, le nuvole basse e nere facevano presagire a un temporale imminente. Quel giorno anche i marinai rientrarono in fretta e dovettero interrompere una pesca che tale non era stata per effetto delle cattive condizioni climatiche. Era il 7 dicembre. E mentre tutti preparavano i vari presepi per l’imminente Natale, nasceva un bimbo. No, non era Gesù Bambino, quello sarebbe nato qualche settimana dopo, era più semplicemente un altro bimbo nato da mamma Angelina che aveva partorito per la terza volta un maschietto, nonostante nel suo desiderio ci fosse radicato da sempre il sogno di vedere nascere dal suo ventre una bimba. Quella bimba che non venne mai alla luce, che non sbocciò mai per volere di un destino segnato nella sua storia di mamma. E neppure quell’ultimo figlio arrivato seppe consolarla dal pianto di delusione, troppo profonda era stata quella disillusione di partorire Maria per sentirla più vicina a sé, più complice nell’intendere lo stesso sesso. Ma che colpa ne aveva questo povero bimbo venuto alla luce in maniera perfetta, ma con il torto di avere illuso tutte le aspettative di mamma Angelina? E intanto il 9 dicembre Papà Giuseppe si recò al Comune di Milazzo per fare registrare il nuovo nascituro. Così, all’ufficio anagrafe, in maniera errata, presero nota che il giorno 9 dicembre ( anziché il 7 dicembre) nacque Salvatore Maria e non Maria. E chissà se quell’errore partito proprio dalla data di nascita, non abbia fatto altro che confondere ancor più ciò che molto chiaro era. Quel Salvatore era masculu a tutti gli effetti, ma rimarrà per sempre con quel piccolo senso di colpa di avere deluso mamma, nonostante la vita gli avesse assegnato il ruolo del bastone della vecchiaia di mamma Angelina. Sì, proprio quel Salvatore Maria che le stette vicino fino in punto di morte dopo una lunga e dolorosa malattia. Questa è una storia come tante, una storia che non ha la pretesa di essere originale nella sua narrazione ma, più semplicemente, desidera inserirsi in un quadro personale e affettivo di vita vissuta, nel tentativo di fare riflettere che a volte, in questo nostro percorso di vita quotidiana, accadono apparenti delusioni che poi si rivelano preziosi segnali d’amore eterno. Per questo, nella sua essenza, quel 7 dicembre ci insegna che un certo presente non determina mai ciò che è scritto nel futuro.
Salvino Cavallaro