“Giovanni ama il teatro, la danza e la musica, i film proiettati al cine-oratorio lo accompagnano in un mondo avventuroso, popolato di eroine sognanti e fascinose, paladini audaci, amori e duelli. È curioso e partecipe, i libri, le note e lo studio lo incantano, nel cielo e nei campi, nei momenti di luce e quando le ombre si allungano coglie segnali, la bellezza del Creato e la promessa di un Altrove sfolgorante e sereno. Soprattutto, ha un legame affettivo e profondissimo con la Valsangone e la sua Saluggia, “piccolo lembo di terra vercellese” in cui il tempo è scandito da ricorrenze, feste, i richiami delle campane e i ritmi della campagna, tra pomeriggi assolati e fresche sere in cui tramandarsi racconti, leggende, aneddoti e segreti. Un territorio che Giovanni Graglia, con passione, nostalgia e un tocco di ironia, evoca davanti ai nostri occhi, assieme ai profumi di pranzi domenicali, di incenso e di erba tagliata, ai canti del coro, il frinire dei grilli e le chiacchiere dei nonni; un luogo del cuore a cui fare ritorno dopo i turni di lavoro in città, nelle vacanze o nella rievocazione; un palcoscenico variopinto e polifonico sul quale si avvicendano e si intrecciano storie grandi e piccole, memorie e saperi, sogni e speranze.
Questo è quanto si legge in presentazione del libro Admanvis, l’interessante autobiografia postuma di Giovanni Graglia, padre del regista teatrale e televisivo Giulio Graglia. Il libro edito da Buendia Book e curato da Sabrina Gonzatto con prefazione di Alessandra Comazzi, offre molti spunti di curiosità di un uomo che ha saputo tracciare un percorso di vita fatto di passione per l’arte. Ma chi era esattamente Giovanni Graglia, direttore delle risorse umane della Sip, oggi Telecom per l’area Nord Ovest? Era un uomo dal multiforme ingegno, capace di immergersi con passione in tutto ciò che da sempre rappresenta quella cultura che si sintetizza nell’arte del fare con interesse, dedizione, amore. Egli è stato anche assessore alla cultura di Giaveno (TO) ha fondato un’associazione culturale a Selvaggio (una frazione di Giaveno) dove possedeva una casa vacanze. E poi c’è questo suo forte amore viscerale per il cinema e per il teatro che ha trasmesso al figlio Giulio. Tuttavia, papà Giovanni, pur non essendo un artista di mestiere ma solo di grande passione, ha saputo dare alle sue creazioni un tocco di qualità. Dunque, perché proprio questo titolo – Admanvis -? Che vuol dire? E’ la traduzione in piemontese del celeberrimo AMARCORD di felliniana memoria, di cui Giovanni era un grande appassionato. Nato a Saluggia in provincia di Vercelli, Giovanni ha studiato a Torino presso l’Istituto Valdocco dove, peraltro, egli abitava. Non è stato facile il suo primo approccio con la grande città piemontese, dove Don Bosco è stato una determinante icona di esempio cristiano e di fratellanza da imitare dal punto di vista religioso, tuttavia, il mondo salesiano gli ha dato il là verso l’interesse per il teatro che già fermentava in lui come il maturare del buon vino. Ma ciò che maggiormente si evince dalla vita di Giovanni Graglia è questo suo essere democristiano con forte attrazione sociale e voglia innata di aiutare il prossimo, soprattutto giovani da inserire nel mondo del lavoro con entusiasmo e spirito sempre positivo. Mai abbattersi, mai scoraggiarsi se le cose non vanno per il verso giusto, ma continuare a credere con fermezza ed entusiasmo agli obiettivi da raggiungere, i sogni da realizzare. Ecco, questa è la figura di Giovanni Graglia, questo è il suo essere realizzatore di libri, giornali, quadri, musica, spartiti e tanto altro, capaci di essere rivisitati come preziosi lasciti di eredità sociale, in cui l’amore è la sintesi di tutto.
Si ricorda che la presentazione del libro si terrà presso la Sala Gioco del Circolo dei Lettori in Via Bogino 9 a Torino, il 17 Novembre 2022 alle ore 21,00.
Salvino Cavallaro