La Juventus di Max Allegri comincia male. A Genova, contro la Sampdoria, ha giocato una partita da dimenticare e adesso si trova già a meno due punti dal vertice della classifica. Ma il punto nevralgico di tale preoccupante situazione non si focalizza soltanto su quest’aspetto, ma, piuttosto, sulla mancanza di una vera e propria regia di centrocampo che, sommata alla mancanza per infortunio di giocatori cardine quali, Pogba, Di Maria, Chiesa, Bonucci, rende la Juve dipendente da chi non c’è. Molti sono ancora i nomi di giocatori papabili d’acquisto per la Vecchia Signora a pochi giorni dalla chiusura del Calciomercato, su tutti Depay, Milik e Paredes. Ma, a nostro avviso, è proprio su Paredes che la Juve deve insistere per dare al suo centrocampo un uomo d’ordine che attualmente non ha. Troppo muscolare questo centrocampo di Allegri che insiste su un gioco fatto di rimessa e possesso palla, senza la dovuta profondità di passaggi in verticale capaci di scardinare le difese avversarie, mettendo Vlahovic in condizione di esplodere tutto il suo potenziale fisico e tecnico. E’ il problema che si ripropone insistente e forse anche inaccettabile per una squadra come la Juve che sembra ricadere sempre sugli stessi errori. E poi, diciamocelo francamente, quanti anni sono che questa Juve non brilla più per gioco corale, per pregevolezza di gioco, che solo in anteprima ci ha fatto vedere Di Maria prima del suo infortunio, convincendo tutti noi del suo essere calciatore capace di fare la differenza per classe, stile, armonici tocchi di palla, che fanno di lui un giocatore di altro livello. Tuttavia, se parliamo di squadra, di senso corale di gioco, di meccanismi che devono avvenire in maniera meccanica tra difesa, centrocampo e attacco, ebbene, questo non può darlo un solo giocatore pur nella sua spinta di uomo in grado di rappresentare la differenza. E allora, piuttosto che insistere su Depay e Milik i quali potrebbero essere certamente utili alla Juve, pensiamo ci sia da insistere soltanto per Paredes, perché è lì che serve un uomo cui affidare la regia del gioco, facendo da fulcro in fase di interdizione per la difesa, illuminando al contempo il gioco in fase d’attacco. E poi, mettendo da parte le varie discolpe di Max Allegri che in sede di conferenza stampa sembra prendersela sempre con i giornalisti, i quali gli addebitano un certo tipo di preparazione sbagliata che già dall’anno scorso ha causato molti infortuni muscolari, c’è da dire che la sua squadra continua a cercare un’identità di squadra perduta. Sì, perché la Juventus non può andare sui vari campi d’Italia e dell’estero senza imporre il proprio gioco, la propria mentalità vincente, la voglia di ritrovare quella leadership che l’ha resa per tanti anni ai vertici. Ecco, a nostro avviso, a parte quanto tecnicamente e tatticamente rilevato in precedenza, nella Juve c’è proprio la netta mancanza di una mentalità convinta nell’insistere in un gioco offensivo, senza inibire eccessivamente quella che è stata per tanti anni la caratteristica di questa squadra che in quasi tutte le occasioni partiva sempre favorita. Oggi, ma anche l’anno scorso in cui non ha vinto nulla, la Juve si trova a soffrire con chiunque affronti in Campionato e in Champions. E poi questo eterno, amletico dilemma mai risolto tra fautori del bel gioco mai espresso e l’importanza di vincere comunque, perché è questo che poi viene scritto negli annali. Sì, è vero, questo è il calcio, tuttavia, pensiamo che la via di mezzo tra le due scuole di pensiero calcistico rappresenti la vera strada da seguire. L’hanno capito Inter e Milan, mentre Roma e Napoli stanno crescendo dal punto di vista della mentalità. E tu Juve che fai? Aspetti ancora? Che cosa?
Salvino Cavallaro