I Socialdemocratici italiani vedono nello scioglimento delle Camere «una controprova dell’impossibilità di restaurare la dignità della politica, almeno con la presente classe dirigente». In un documento della segreteria nazionale del partito, fortemente critico coi responsabili della caduta del governo, si evidenzia come, pur in presenza del generoso ed autorevole impegno del Capo dello Stato, «il livello oltremodo basso degli interlocutori» in Parlamento non abbia impedito di far divampare una crisi di governo che i Socialdemocratici ritengono fondata sul nulla e inopportuna, specie «in un momento politico segnato dalla bassa congiuntura economica, dalla pandemia e dalla guerra di aggressione del regime russo contro la democrazia ucraina». Secondo il partito del Sole Nascente, la «saldatura populista tra gli estremismi dei 5 Stelle e della destra ha così fatto precipitare il Paese nel baratro, offrendo agli interlocutori europei il solito quadro dell’Italietta degli irresponsabili e degli interessi di bottega prevalenti, tratto caratterizzante di tutta la storia della Seconda Repubblica». Una situazione indegna di una grande democrazia liberale secondo gli eredi di Giuseppe Saragat, in cui «i sedicenti moderati sembrano aver infine gettato la maschera, con Forza Italia ormai al rimorchio dell’estrema destra», incapace di «cancellare anni di populismo e di linguaggio estremista, soprattutto da parte del suo fondatore». Adesso i Socialdemocratici temono il ripetersi della situazione del 1947-1948, dinanzi al riproporsi del rischio che l’Italia possa cambiare schieramento e allontanarsi dall’Occidente, stavolta per colpa degli «amici di Putin ed Orbán», ritenuti espressione di una destra radicale che non fa mistero di aver coltivato legami con la Russia e gli altri regimi illiberali, come sottolineato dal segretario nazionale Umberto Costi e del presidente Dino Madaudo. La Socialdemocrazia rivolge pertanto un appello al PD e alle altre soggettività che non hanno fatto venir meno l’appoggio al governo, affinché si costruisca un fronte che mantenga l’Italia tra le grandi potenze europee di democrazia avanzata e ponga al centro i problemi strutturali del Paese.