Vivere bene il nostro tempo. Ma come si fa? Tante volte mi chiedo come l’informazione di noi giornalisti del tempo in cui viviamo, possa essere in qualche modo alleggerita dai fatti cruenti che stanno falcidiando il popolo ucraino, mentre al contempo si teme per la pace del mondo che oggi più che mai è in serio pericolo. E allora mi piacerebbe inventare qualcosa di allegro, di spensierato, qualcosa che potesse far vedere il futuro con gli occhi di chi guarda in lontananza il proliferare di ciò che significa vita vera! Già, quella vita vera della quale abbiamo perso il suo significato profondo, il senso di ciò che è stato quel giorno in cui siamo venuti al mondo. E allora penso che vorrei quasi inventarmi quel qualcosa che confluisca nel bene e che non tenga conto del male, anzi che lo annullasse del tutto, che non se ne parlasse più perché rappresenterebbe un passato che non interessa più a nessuno. Sarebbe come cambiare il senso della comunicazione di oggi fatta sempre di cattive notizie e dove l’informare di azioni che fanno capo al bene sembra non interessare più nessuno. Sì, perché sembra quasi che chi legge desideri approfondire la notizia nera, quella ammantata di male per chissà quale astruso pensiero di curiosità morbosa, lasciando perdere magari la narrazione di quei pochi momenti di gesti d’amore, di fratellanza, di amicizia senza interesse, cercando di non rifugiarsi inutilmente nell’angolo dell’evanescente retorica. Non è un caso che abbiamo scelto di pubblicare la foto di un soldato ucraino e una ragazza che, seduti su una panchina, ci raccontano il loro amore tra i crimini di guerra. E invece noi siamo qui a narrare giorno dopo giorno il conflitto di una guerra fratricida con le atrocità, le uccisioni di bambini, uomini, donne, vecchi e di persone con un cuore e un’anima, i cui occhi raccontano il terrore. Ma che senso ha tutto questo, cosa significa per me che scrivo e per te che leggi questo mondo che ti racconto giornalmente di disumano orrore. E chissà quante volte avete pensato con fare disperato: “Ma Dio dov’è?”.E’ l’umano pensiero che mette in pratica tutta la nostra fragilità, il nostro non sapere più come combattere l’agire velenoso di uno zar che tutto il mondo tiene in suo pugno. Tutti le Nazioni dell’occidente e anche gli Stati Uniti stanno cercando il modo di far smettere questo assurdo attentato all’umanità, senza intervenire di fatto con le armi per non fare scoppiare un’altra guerra mondiale. So, anzi sappiamo quanto tutto questo sarebbe grave,soprattutto nel nostro tempo così convinto a procedere con senso democratico e civile il proprio presente e il futuro dedicato alle nuove generazioni che verranno. E mentre ascoltiamo da lontano gli spari atroci e assistiamo alle fosse comuni di cadaveri buttati lì senza un minimo di dignità verso la morte oltreché verso la vita, ci chiediamo che senso abbia tutta questa rabbia, tutto questo livoree odio senza fine. Perché, perché tutto questo scempio.
Salvino Cavallaro