Ci sono storie di vita che affascinano, che fanno riflettere e al contempo sono capaci di darti grandi insegnamenti che si traducono in esempi da imitare. In questi giorni ho letto molto del compleanno di Monica Vitti, dei suoi 90 anni, della sua malattia neurodegenerativa, della sua passione d’amore con il regista Roberto Russo di 16 anni più giovane di lei, il quale dopo ben 50 anni d’amore dice: “Mi prendo cura di lei”. Così il pensiero è andato subito ad un amore con la A MAIUSCOLA, a quello che oggi, nel tempo in cui gli amori nascono e muoiono nell’arco di un soffio di vento che si trasforma in moderno sentire di vivere i sentimenti, ebbene, ciò mi fa riflettere come tutto quello che dovrebbe essere normalità di un amore vero diventi l’eccezione, il caso che non fa testo. Come fosse qualcosa di antico, di non adatto al mondo in cui con facilità si tende a tradire, a provare altre sensazioni, emozioni che non hanno nulla a che fare con l’amore, ma si minimizzano in attimi di consapevole voglia di vivere esperienze diverse. Al di là di ogni promessa fatta alla propria donna o uomo, oltre ogni peso di parole dette e sottolineate con quel “PER SEMPRE” che poi per sempre non è. E allora, ponendo in analisi la bellissima storia d’amore tra Monica Vitti e Roberto Russo, non posso fare altro che ammirarne l’esempio di un grande amore che attraverso la malattia ha addirittura rafforzato il significato vero di esistere. Un amore che ha sfidato il tempo, i pregiudizi, un amore vissuto in silenzio, senza riflettori, senza tanti squilli di tromba, ma che si è rinchiuso forte nella propria intimità, vivendo il dramma della malattia. E penso che oggi la bella, grande Monica Vitti che tanto ci ha deliziato con il suo cinema fatto di immense qualità professionali, nel soffiar delle sue 90 candeline abbia ancora una volta guardato negli occhi il suo Roberto e gli abbia trasmesso tutta la sua tenerezza, tutto il suo ringraziamento per non averla mai lasciata, nonostante tutto. Qualcuno penserà che questo mio pensiero sia enfatizzato da attimi di eccessivo sentimentalismo spesso confuso in maniera minimalista con la retorica dei sentimenti. No, non è così! Penso semplicemente che al di là di ogni pensiero rivolto verso questo mondo che scorre tra tanta voglia di esteriorità, di apparire senza essere, enfatizzando gli effimeri rapporti senza basi solide, ci sia sempre qualcuno che ci desti da quella forma di rassegnazione a non più meravigliarsi di nulla, di niente. La vita non è racchiusa nei pensierini mielosi delle frasi che avvolgono i baci perugina, la vita è qualcosa che bisogna vivere in due, fino alla fine, senza dimenticare ciò che è stata la promessa fatta quel giorno davanti al sindaco (per chi si è sposato civilmente) o ancor di più dinnanzi all’altare di Dio, quando abbiamo promesso di stare vicini nella buona e nella cattiva sorte. E’ quello che ho pensato leggendo la storia di Monica Vitti e Roberto Russo.
Salvino Cavallaro