Sono passati tre quarti di secolo da quel 2 giugno del 1946 quando il popolo italiano chiamato alle urne scelse col referendum istituzionale di cambiar strada e passare da sudditi a cittadini.
La lunga battaglia elettorale si svolse con grande partecipazione popolare per l’appassionante dilemma referendario :”Repubblica o Monarchia” ed anche perché per la prima volta venne dato il voto alle donne.
Occorre ricordare gli avvenimenti importanti perché dimenticare il passato è anche dimenticare le radici del futuro.
Ricordare però, senza tornare prede delle passioni di allora, per non ripetere errori e per mantenere la propria identità.
Ricordare costituisce anche e soprattutto un momento di riflessione e l’occasione di un inventario per vedere quanti degli ideali e dei sogni di allora si sono realizzati e quanti ancora sono rimasti ….desideri.
Forse è bene ricordare, anche se molto sommariamente, a noi stessi quale era la situazione italiana nel 1946 :
da un anno era terminata la guerra iniziata il 10 giugno 1940;
il territorio nazionale dopo l’armistizio del 3 settembre 1943 firmato a Cassibile e reso pubblico l’8 settembre si trovò diviso in due : a sud la monarchia dei Savoia e le truppe di occupazione anglo-americane contro la Repubblica Sociale di Mussolini al nord con l’appoggio dell’ex alleato nazista.
La giovane repubblica ereditò un paese in rovina per le immense distruzioni materiali provocati dalla guerra però con una grande voglia di risorgere.
Il 10 agosto 1946 dopo appena due mesi dalla nascita della Repubblica italiana si è riunita a Parigi la conferenza di Pace indetta dagli Stati vincitori della guerra.
Vi intervenne l’on.Alcide De Gasperi che è stato il primo presidente del Consiglio dei Ministri della repubblica,il quale per ottenere migliori condizioni di pace per l’Italia iniziò il suo intervento con la frase passata alla storia : “Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me “.
Questo 75^ anniversario della nascita della Repubblica Italiana cade in un momento di grave crisi a causa di una pandemia che ha provocato molti lutti e conseguente crisi economica dagli imprevedibili sviluppi che ha messo a nudo i punti deboli e le carenze della nostra economia per cui è necessario ed urgente riprogrammare l’azione politica-economica futura per consegnare un avvenire migliore alle giovani generazioni.
Dopo pochi anni dalla fine della guerra la voglia di risorgere del popolo italiano venne premiata perché produsse :”il miracolo italiano” ,come venne chiamato il boom economico dalla stampa economica internazionale.
Anche ora la crisi economica aggravata dalla pandemia può essere superata se si punta in primo luogo alla valorizzazione del lavoro in modo che la repubblica possa considerarsi effettivamente fondata sul lavoro come enunciato dal primo comma dell’articolo uno della Costituzione.
L’alta percentuale di disoccupazione che spesso si traduce in sottoccupazione nel mentre mortifica coloro che sono in cerca di lavoro spesso rischia di condizionare la volontà politica danneggiando la crescita civile del paese.
Valorizzare e tutelare il lavoro in modo che a tutti sia assicurata una esistenza libera e dignitosa come previsto dalla carta costituzionale nell’art.36.
Occorre tenere presente il monito di Giuseppe Mazzini : “ non è civile quel paese dove un solo uomo cerchi lavoro e non lo trovi.”
Luigi Celebre