L’esperienza degli ultimi anni e le vicissitudini legate all’emergenza finanziaria indotta dalla pandemia dimostrano che l’equilibrio finanziario, il livello di debito pubblico e gli altri strumenti di buona gestione delle risorse pubbliche condizionano in maniera decisiva la quantità e qualità delle prestazioni fornite dalle Amministrazioni, l’ammontare della tassazione e degli oneri contributivi ecc.
Basti pensare che i pagamenti alle imprese, l’erogazione di prestazioni e servizi essenziali e tutte le misure e i provvedimenti che incidono sulla condizione di cittadini e imprese (agevolazioni, contributi, misure assistenziali, prestazioni sociali ecc) risultano notevolmente condizionati, e talvolta ostacolati, dalle procedure contabili che spesso impediscono di spendere anche le risorse disponibili nei bilanci pubblici (ad es. le regole sull’avanzo di amministrazione e sugli accantonamenti obbligatori) e dalle irregolarità nella contabilizzazione delle entrate e delle spese attraverso cui molte amministrazioni pubbliche tentano di eludere le regole di contabilità.
Probabilmente anche per queste ragioni la Sicilia ha recentemente avviato un processo di revisione dell’ordinamento di contabilità ragionale, finalizzato a strutturare un sistema di regole che disciplini i rapporti tra Stato Regione, enti locali, enti e società partecipate ai fini della erogazione di prestazioni a cittadini ed imprese, e consenta di realizzare una gestione delle politiche pubbliche efficiente e capace di rispondere alle esigenze della comunità regionale coerentemente con le regole di bilancio.
D’altra parte le vicende degli ultimi anni dimostrano che spesso la qualità delle regole contabili o la loro difficoltosa, tardiva o erronea applicazione ha rallentato l’approvazione di fondamentali documenti finanziari, causato lacune e criticità nella programmazione delle politiche regionali, impedito l’adozione di adeguate misure di sostegno al sistema economico e produttivo, determinato rilevanti difficoltà nel ripiano dei disavanzi finanziari, ostacolato l’erogazione di prestazioni sanitarie di rilevanza fondamentale e l’adozione di un sistema previdenziale allineato a quello statale e delle altre regioni.
Basti pensare, ad esempio, che gli errori compiuti nei rendiconti finanziari regionali del 2016 e del 2017 nell’ accertamento delle entrate non riscosse e delle spese non pagate negli esercizi precedenti (cd residui attivi e passivi) hanno determinato la necessità di ripianare in tempi ristrettissimi un monumentale disavanzo finanziario, causando l’insorgere di oneri ingentissimi a carico del bilancio regionale, che hanno ostacolato l’adozione di rilevanti misure di politica economica e sociale.
Altrettanto emblematica la vicenda che ha recentemente interessato il Fondo sanitario regionale: la Corte costituzionale ha, infatti, rilevato che l’applicazione delle regole di contabilizzazione delle entrate e spese regionali ha determinato una erronea individuazione delle prestazioni sanitarie fondamentali e ha ostacolato il finanziamento di attività essenziali a garantire il diritto alla salute dei cittadini siciliani, creando quindi gravi pregiudizi sia per l’equilibrio di bilancio, sia per l’erogazione di prestazioni inerenti ai livelli essenziali di assistenza sanitaria. La Corte ha anche evidenziato che la sanità siciliana è stata penalizzata dalla legislazione statale, ma la regione non ha diritto a ricevere risorse ulteriori che in teoria le spetterebbero, poiché le attuali modalità opache di contabilizzazione di entrate e spese non garantiscano che i nuovi fondi sarebbero effettivamente destinati a finanziare prestazioni essenziali. In sostanza una efficiente e trasparente organizzazione del bilancio regionale ed una corretta applicazione delle regole contabili consentirebbe alla Sicilia di beneficiare di ulteriori consistenti risorse, e garantirebbe ai cittadini di ricevere prestazioni sanitarie qualitativamente e quantitativamente adeguate al proprio fabbisogno.
Le criticità delle regole contabili e della loro applicazione da parte della burocrazia regionale hanno anche condizionato le politiche previdenziali del Governo siciliano: la Corte costituzionale ha recentemente dichiarato illegittima la“manovra pensionistica” regionale che estendeva ai dipendenti siciliani il regime cd quota 100, a causa della carenza di una adeguata copertura finanziaria per gli oneri derivanti dall’applicazione del trattamento anticipato di pensione e del finanziamento dell’indennità di fine servizio.
Ma la qualità delle regole e della gestione contabile incide anche notevolmente sulle politiche economiche regionali, ed in particolare sulla capacità della regione di approntare adeguate misure di sostegno al sistema produttivo, tanto più in una fase di grave emergenza come quella attuale.
Sotto questo aspetto la Corte dei conti ha più volte rilevato che gli iter di approvazione dei piani di investimenti pubblici, ingolfati da una miriade di adempimenti e passaggi politico-burocratici, congelano risorse per svariati miliardi, e la Corte costituzionale ha affermato “la priorità dell’interesse ad assicurare l’effettiva utilizzazione da parte della Regione dei finanziamenti europei, che costituiscono i principali strumenti finanziari della politica regionale di investimento dell’UE”, attraverso l’adozione dei provvedimenti “indefettibilmente necessari per evitare il definitivo disimpegno dei fondi”.
Queste vicende, e gli altri numerosi episodi analoghi verificatisi negli ultimi anni, dimostrano eloquentemente che in una fase di grave difficoltà dell’economia nazionale e territoriale e del sistema di finanza pubblica l’effettività e la consistenza dei diritti di cittadini ed imprese dipendono dalla qualità dell’organizzazione contabile e della attività finanziaria di regioni ed enti locali.
In questa prospettiva l’avvio di un impegnativo percorso di riforma del sistema contabile regionale, se di per sé non garantisce la soluzione dei gravi problemi che affliggono il sistema socio economico territoriale e l’ordinamento di finanza pubblica siciliano, costituisce, tuttavia, un adempimento di rilevante importanza al fine di strutturare politiche pubbliche efficienti.