«Apprendo che Ceraolo più volte richiamato nella relazione della Commissione quasi a diventarne il protagonista, è indagato dalla procura di Messina proprio per falsa testimonianza al pubblico ministero, per quanto riferito sull’attentato che ha colpito me e gli uomini della mia scorta quella notte. Non riesco a trovare le parole per esternare il mio imbarazzo su una vicenda diventata paradossale e che ha generato confusione e sconforto nella società civile, che vedo, ogni giorno di più, indignata per quello che sta accadendo». Lo dice l’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, in riferimento all’ex poliziotto, oggi in pensione, Mario Ceraolo e alla relazione dell’Antimafia dell’Ars che ritiene come la meno plausibile la tesi dell’attentato mafioso ai danni dello stesso Antoci, rispetto a quelle della simulazione e dell’atto dimostrativo. Il Sindacato Italiano Appartenenti Polizia ha deciso di costituirsi a tutela dei poliziotti della scorta di Antoci e lo farà in tutte le sedi civili e penali: «Un segnale forte contro chi sta cercando di offendere il lavoro di magistratura e forze dell’ordine e verso chi, magari indotto in errore, avrebbe dovuto meglio indirizzarne le azioni. E sulla conferenza stampa di ieri della commissione Antimafia dell’Ars: «Ho ascoltato alcune cose assolutamente contrarie alla verità degli accertamenti e delle carte, come ad esempio: dopo l’attentato non sarebbe stata avvisata la centrale operativa: assolutamente falso, ci sono le telefonate registrate della centrale operativa pochissimi minuti dopo l’attentato e i tabulati depositati dalla Procura. Che valenza hanno queste dichiarazioni adesso che si scopre che il Ceraolo risulta indagato per falsa testimonianza per dichiarazioni rese al pubblico ministero? «Insomma – conclude Antoci – meglio ritornare al silenzio. Fava deluso dalle mie reazioni? Alla luce di tutto ciò sono io ad essere addolorato».