La Juventus e l’anno di transizione.

Il gioco, la nuova mentalità, la propensione ad attaccare e fare gol, l’allenatore dal credo calcistico da spettacolo, sono tutte cose che fino ad oggi non abbiamo visto. Forse di questa Juve si è parlato troppo come squadra già pronta per essere protagonista tra Campionato e Champions, ma a conti fatti non è così. Dopo la lunga sfilza di 0 a 0 fatti in campionato, la Juventus di ieri sera in Champions contro lo Stoccarda poteva prendere quattro gol, anziché, come avvenuto, un solo gol al passivo. Grazie alla serata strepitosa di Perin, infatti, il passivo poteva essere più eclatante, visto che i bianconeri sono stati in balia degli avversari senza sapere opporre gioco, idee, grinta e determinazione. Si può parlare di una disfatta che il popolo bianconero si augura sia solo occasionale, viste le tante assenze dei titolari per infortunio e quant’altro. Ma c’è un dato preoccupante nella squadra di Thiago Motta che fa pensare a un anno di transizione più che a un nuovo periodo di immediata ripresa dopo gli ultimi anni di “corto muso” che ha esasperato il gioco del calcio, inteso nella sua più ampia espressione di spettacolo del pallone. Definizione, questa, che all’attuale analisi della nuova Juventus non si riscontra. La difficoltà nel verticalizzare il gioco per arrivare a tirare in porta con facilità, così come si sperava ed era nelle previsioni del mondo juventino, ebbene, tutto questo sembra ancora in divenire. Trovare il problema negli avversari che si chiudono in difesa non è altro che un alibi qualunquistico, perché se la Juventus fosse già in grado di produrre calcio ad alti livelli, questo problema non ci sarebbe. E non è un caso che si continui a dire e a scrivere di una Juve ancora in un cantiere, perché se all’ottava giornata di campionato il risultato è questo, ci sembra sia più giusto parlare, come dicevamo, di un anno di transizione. D’altra parte la squadra e’ giovane, i giocatori – assieme al suo allenatore – devono entrare in quei meccanismi di campo e di spogliatoio che non si possono inventare con la bacchetta magica in poco tempo. E, se è vero che quando ti chiami Juve e indossi questa maglia non puoi aspettare di vedere vincere gli altri nell’attesa di crescere, è altrettanto vero che questo è un passaggio obbligato nel tentativo di ricostruire per ricominciare un nuovo ciclo. Volere o no, questo ci ha insegnato il calcio. Salvino Cavallaro

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