Ci sono libri che per modo di scrivere dei suoi autori, si collocano in una parte intima del lettore e si infiltrano nell’anima. Pagine di storie che vivi come fossero tue e ti colpiscono fino a farti emozionare. I romanzi, in genere, hanno la facoltà di agire sulla fantasia di chi scrive ma anche di chi legge, lasciando traccia di sé. E poi c’è lo stile dell’autore, c’è la mano, c’è il cuore, il sentimento, la sensibilità, capaci di trasportarti come quasi fossi proprio tu il protagonista del racconto. Concettina Costa è un’autrice dal tratto romantico, molto attenta a descrivere i particolari, metterli in risalto e farne qualcosa che si allinei al personaggio principe di ogni racconto. In “Non è colpa mia” si evince il desiderio dell’autrice di raccontare la storia di Marisa e le sue tappe di vita che ne costruiscono la formazione personale, il carattere, le paure, le fragilità, i soprusi subiti, i quali sfociano nel richiamo sociale del tema più scottante del nostro tempo che affonda nella bassezza umana e nell’aberrante pensiero dell’ uomo, il quale ritiene la donna un suo possesso. Deviazioni che purtroppo ci raccontano il dilagare di certe morti e uccisioni di genere, che rientrano nella sfera di persecuzione mentale da parte dell’uomo nei confronti della donna. Ebbene, nel libro di Concettina Costa “Non è colpa mia” – pubblicato da Libeccio Edizioni – Marisa – la protagonista del racconto che è cresciuta in un ambiente familiare già malsano – è messa a dura prova da una dolorosa esperienza di abusi fisici e psicologici, in un percorso di vita irto di ostacoli, in cui, nell’elaborazione del proprio vissuto, vengono messi in risalto tutti i propri sensi di colpa. Momenti che imprimono la presa di coscienza, in cui atti così brutali non possono sottomettere la donna all’abuso dell’uomo. E mentre l’autrice descrive le varie tappe evolutive di Marisa, dall’infanzia, all’adolescenza, alla maturità vissuta in un piccolo paese della riviera, le pagine del libro scorrono veloci come il letto di un fiume quando è in piena. Ma pur nella descrizione di momenti piuttosto crudi, in cui Marisa passa dalla fase del dolce innamoramento alla bruta realtà di un rapporto mentalmente malato da parte del proprio compagno, l’autrice ci conduce per mano in situazioni che pur nella gravità di un rapporto in cui si confonde amore con possesso, ogni riga, ogni espressione, ogni forma letteraria, viene portata al lettore con rispetto e delicatezza. Ed è incredibile come si possa passare da due estremi di sentimenti così opposti, tra idilliaca infatuazione e violenza. Una storia tremenda, dove “Non è colpa mia” rispecchia tutta la fragilità di sentirsi in colpa in un vissuto che Marisa, in realtà,vive suo malgrado. Reminiscenze legate alle radici di una famiglia patriarcale, in cui la figura dell’uomo violento ha creato in Marisa una ferita profonda che non si è mai rimarginata. Eppure, la protagonista, per mano dell’autrice, lotta fino alla fine per dimenticare il passato e le atroci esperienze che l’hanno resa fragile e indifesa, nella voglia di scrollarsi di dosso il trauma che le ha cambiato la vita. Sono pagine di vita, storie forti che commuovono, che lasciano traccia di un vissuto reale, anche se, come ci dice l’autrice, il racconto, la storia, i personaggi e i luoghi sono frutto della sua fantasia. Ed è bello sapere descrivere con maestria ciò che si sprigiona dalla propria fantasia, dalla propria anima, facendo riferimento a fatti concreti e storie che fanno parte, purtroppo, della miseria umana. Emozionarsi fino alla commozione, è leggere “Non è colpa mia” di Concettina Costa.
Salvino Cavallaro