Oggi è il 19 marzo. È notoriamente San Giuseppe e si rinnova la festa del papà. Come tutte le ricorrenze di questo genere, mi piacerebbe che ciascuno di noi facesse un attimo di riflessione sul significato profondo di figure come papà e mamma. Due cardini che racchiudono la famiglia con la responsabilità verso i figli. Troppe storie di femminicidi, troppa violenza inaudita degli uni contro gli altri, senza pensare che i figli ci guardano, soffrono e subiscono traumi che si porteranno dietro per tutta la vita, senza considerare che un giorno, a loro volta, potranno emulare gesta anche di estrema violenza. Quello che mi piacerebbe in questo giorno dedicato al papà (e poi tra qualche settimana durante la festa della mamma) che ci fosse una presa di posizione civile e responsabile sui figli e sulla famiglia, della quale, ormai con troppa facilità, ne opacizziamo gli alti contenuti e quei valori che abbiamo trascinato alla deriva della distruzione e dell’egoismo umano. Ti sposi, (o convivi) fai famiglia, diventi genitore e poi, invece di responsabilizzarti ancor di più, ti lasci prendere dall’odio e della violenza perché moglie e marito si tradiscono, oppure dichiarano un amore finito senza l’ausilio del cervello, che avrebbe bisogno di accettare civilmente il disagio senza ricorrere alla violenza di genere. I figli soffrono, ci guardano e capiscono molto di più di quanto noi pensiamo. Non sono pacchi da spostare in certi giorni della settimana, dividendoli in momenti separati da vivere insieme qualche ora tra mamma e papà. I sentimenti, la crescita e la maturazione interiore, le ansie, le paure, il lato psicologico e l’equilibrio del proprio figlio, non li stabilisce nessun Tribunale nelle sue tetre e squallide stanze della Giustizia, ma è la ragionevolezza mentale a dovere fare capolino nel salvare il salvabile di una famiglia che talora ha appena cominciato a camminare insieme per crescere, e poi si disgrega e svanisce in una bolla di sapone. Liberi di dire e pensare che “l’amore tra noi è finito”, ma facciamolo (se davvero è finito) con rispetto degli uni verso gli altri, senza violenza. I figli non hanno alcuna colpa di certi sbagli. A loro che sono il frutto dell’amore, che prima c’era e poi finisce, dobbiamo pensare che non hanno alcuna colpa per essere venuti al mondo. Ecco, questa intendo essere la vera festa del papà che riflette, che prende coscienza, assieme alla mamma, degli sbagli che tutti facciamo. Non esistono papà perfetti e neanche mamme e famiglie perfette. Esistono figli cui dobbiamo chiedere scusa per i nostri sbagli.
Salvino Cavallaro