Dopo “Io sono Isola” e “Il Mare Dentro”, ecco la terza raccolta di poesie della poetessa Annamaria Pajno che non è tardata ad arrivare con la discrezione che le è consona, quasi in punta di piedi per entrare nell’anima dei suoi lettori. Il libro si intitola “Una lunga storia d’amore” pubblicato da Aletti Editore, ed ha come leitmotiv il sentimento più puro dell’arte letteraria che si concentra sempre nell’amore. Ma sono i sentimenti più limpidi e solari della sua anima, che Annamaria Pajno mette in evidenza attraverso quella sua scrittura caratterizzata da uno stile proprio, scorrevole e armonioso come fosse la melodia ricavata dallo sciabordio del mare. Sì, quel mare che le è complice ed è sempre dentro di lei a manifestare i giorni più romantici e ispiratrici di versi poetici che nascono quasi da un pensiero recondito ma con sfrenata voglia di tirarlo fuori, esternarlo attraverso un foglio di carta e una penna. Ed è proprio il mare il suo amico più fidato, quel mare che anche nei giorni più bui in cui esprime meno dolcezza e quiete, sa essere vero come il genere umano nel suo quotidiano – un po’ tenero e un po’ violento, un po’ fragile, innamorato, deluso e un po’ arrabbiato. Sentimenti forti che spesso danno instabilità in un’altalena umorale che ti fa porre delle domande alla ricerca di se stessi. Chi sono, cosa voglio, perché un po’ vorrei e poi faccio di tutto per distruggere? Sono domande che nascono dall’IO più profondo e spesso non hanno risposta. E mentre continui a cercare nel recondito del tuo essere senza ritrovarti, cerchi la poesia, il mare, il cielo, la natura, come sicurezza e affidabilità. Sono le stesse cose che non trovi prima in te e poi negli altri. C’è una forma complessa di sentimenti che colpiscono l’animo umano e danno instabilità, paure, incertezze, quasi che il diritto a vivere serenamente le gioie della vita fosse qualcosa che non ti appartiene. E così ti arrovelli, non vivi il momento, cogli l’attimo e poi te ne penti come se avessi esagerato a viverla quella vita che ti spetta di diritto e senza sensi di colpa. Leggendo le poesie di Annamaria Pajno scopro spesso la paura, il timore di vivere la gioia dell’amore e poi di perderlo in un attimo per far posto al rimpianto. Come se qualcosa ti frenasse a manifestarti apertamente per chissà quale timore. Ed è quello che ho percepito leggendo la poesia “Amore” che, tra l’altro, è quella che mi ha colpito maggiormente del suo libro “Una lunga storia d’amore” – perché, secondo il mio modesto avviso – esprime chiaramente ciò che ho appena detto. “La mia mano sui tuoi capelli – La gioia dei sogni belli – I tuoi occhi su di me – Il primo pensiero per te – L’ansia se ci perdiamo – L’ebbrezza quando poi ci abbracciamo – La voglia di vederti – La paura di perderti – Avrà il tuo nome – Anche quando non saremo insieme”. “Chiedimi, cos’è l’amore……”. Ecco il sogno, la gioia, il momento vissuto, “la voglia di vederti”e poi rovinato dalla paura di “perderti” di non ritrovarti. Ma forse in quel “non ritrovarti” c’è proprio un “non ritrovarmi”, inteso come non ritrovare se stessi nel comprendere ciò che si vuole, si desidera. E’ la complessità che si annida in una sensibilità d’animo particolare che tende a esternare i propri sentimenti attraverso la poesia, che è eterea e si eleva alla massima potenza. Ma, per fortuna, c’è il mare, il cielo, la natura, che non ti tradiscono mai, non li perdi, li godi e di cui ti puoi fidare, narrare le tue fragilità e quella interiorità che meglio esprimi con l’ausilio di una penna e un foglio di carta. E’ quella dolce solitudine che ti fa star bene come un’isola – “Io sono Isola”. La mia isola, appunto.
Salvino Cavallaro