Sono stato sempre attratto da coloro i quali attraverso la passione per la scrittura hanno qualcosa da trasmettere agli altri. E’ come relazionarsi con il mondo, anche con chi non conosci personalmente, ma riesci in qualche modo a stargli vicino attraverso le pagine di un giornale o di un libro. Si tratti di fatti di cronaca o di narrazioni romanzesche, la scrittura avvicina le persone, arriva diretta, provoca emozioni e dà l’opportunità di discutere, disquisire su questo o quell’argomento delle più disparate tematiche di vita. E’ la grande bellezza della letteratura, il fascino dei sentimenti trasmessi attraverso le righe che compongono pagine ricche di interesse. E poi c’è l’autore e ci sono i lettori che si intersecano tra loro nel gioco del conoscersi, capendo che chi scrive mette sempre una parte importante di sé. Così ti accorgi e ammiri chi si dedica alla scrittura per sola passione, mettendo in evidenza ciò che si è in maniera onesta e corretta, senza millantare attraverso ingannevoli orpelli la voglia di apparire senza essere. Ed è bello sentirsi dire: “Scrivo per passione ma non sono uno scrittore, pur avendo pubblicato dei libri”. E’ quell’ammissione di sincerità in cui si illumina la sola passione per la scrittura con grande onestà intellettuale. Carmelo Sant’Angelo, dopo avere scritto e pubblicato il romanzo “Tutto accade nzichitanza” rinnova la sua passione di scrivere con la pubblicazione del giallo siciliano “La prova del nove” che si può acquistare su Amazon. Bella la citazione di Georges Simenon tratta da “La prigione” – che si legge nelle prime pagine del libro: “Noi non scriviamo per tutti, ma per ognuno dei nostri lettori, e ognuno deve sentirsi coinvolto”. E’ – come dicevamo pocanzi – quel rapporto di dare e avere che coinvolge magicamente autore e lettore in una commistione di situazioni che talora sfocia nell’idem sentire. “La curiosità – ha scritto Foucault – evoca la “cura”, l’attenzione che si presta a quello che esiste o potrebbe esistere”. Nella trama del libro, il reale e il possibile rappresentano le due estremità che reggono un ponte tibetano di parole, sul quale sfilano alcuni strani avvenimenti. Un siciliano muore, per la seconda volta ad Antibes; una minaccia viene recapitata ad un pensionato nella formula di un errato calcolo matematico (3-2=0). Un farmacista, infine, non fa più ritorno dopo la consueta visita alla moglie. Tre eventi che alimentano la curiosità di un giovane e perspicace professore di filosofia. Il personaggio principale del libro non è un investigatore, non è un poliziotto, non è un carabiniere, ma è dunque, un professore precario di filosofia, tale Nino De Leo che nel libro precedente “Tutto accade nzichitanza” è stato anche bocciato all’esame per il passaggio in ruolo. Per usare un linguaggio sportivo, egli è il playmaker di una squadra di amici e conoscenti che concorreranno alla soluzione del caso. E’ colui che porta avanti il pallone, capace di cogliere i passaggi e gli spunti offerti dai compagni e costruire l’azione. Una metafora calcistica perfetta per significare la centralità nella costruzione del “gioco”. E si parlava prima di stimolo della curiosità. Secondo il dizionario etimologico, il termine “curioso” deriva dal latino “curiosus” che a sua volta deriva da “cura” e cioè – sollecitudine. Quindi, il curioso sarebbe colui che si cura ed è sollecito nell’investigare.In tutto questo, c’è, ovviamente, un fil rouge che collega i tre eventi in questione, e per scoprirlo occorre risolvere questa errata sottrazione: 3-2=0. Per questo motivo il titolo del libro è: “La prova del nove”.
Salvino Cavallaro