E’ successo a Firenze con dinamiche che si ripetono come narrazione scritta sulle pagine di quel libro che racconta la storia di un’Italia incapace di sapere far rispettare la normativa già esistente in ambito della sicurezza del lavoro. Volti la pagina, poi ne riapri un’altra e quell’ipotetico libro intitolato “I morti sul lavoro” non lo finisci mai, non viene mai pubblicato perché è la tragica storia di tragedie inaccettabili che continua imperterrita.Tutti parlano e nessuno mai reagisce all’anarchia galoppante su un sistema sicurezza lavoro inefficiente nel fare rispettare le norme già esistenti. Storie di appalti e subappalti in questo italico paese in cui la cultura della vita da proteggere sembra essere oscurata dalla fretta di finire i lavori iniziati, dalla manodopera non sempre specializzata, dagli interessi esorbitanti e truffaldini capaci di aggirare facilmente quel sistema di controllo che è troppo fragile. E così, le pagine narranti l’aberrante storia della morte sul lavoro di operai, padri e madri di famiglia che escono al mattino da casa per non tornare più si ripete con sistematica regolarità, proprio come fosse qualcosa camuffata in apparenza da un tragico destino che tale non è proprio. Ma allora dove sono le coscienze, dov’è il senso dell’importanza della vita che per scorrere sui binari dell’esistere ha bisogno di lavorare, crescere una famiglia, rincorrere sogni, speranze, futuro? E intanto leggiamo la pagina della tragedia di Firenze e di quella mancanza di sicurezza sul lavoro, che sembra passare sul nostro vivere quotidiano come fuggevole notizia di ciò che accade da sempre. Quel libro, purtroppo, non si chiuderà mai. Almeno fino a quando i furfanti speculeranno sulla vita delle persone che credono nell’onesta’ e nell’etica del lavoro fatto per vivere!
Salvino Cavallaro