Allegri:” Vincere stasera è stato importante mettiamo il Napoli a -12. Nei momenti di difficoltà la squadra diventa un blocco granitico però sbagliamo ancora troppo a livello tecnico. Rabiot e McKennie lavoro straordinario, ho una squadra encomiabile che deve pensare all’oggi. I ragazzi hanno voglia, la squadra è umile, non ci scomponiamo nell’errore: è importante. L’equilibrio è la forza delle grandi squadre, siamo rimasti in partita e c’è sempre voglia di migliorare. Bella partita fisica la nostra se non fai fatica non arrivano i risultati”. Queste sono state le dichiarazioni di mister Allegri nell’immediato post gara tra Juventus e Napoli. Tra la legittima e innegabile soddisfazione di avere conquistato 3 punti pesanti per la classifica e per l’entusiasmo che tale vittoria porta in casa bianconera, c’è da sviluppare l’analisi di una gara che fa emergere da parte della Juventus i soliti problemi che vengono in qualche modo mascherati dai gol determinanti di Gatti, atleta giovane, volitivo, forse grezzo tecnicamente, ma caparbio nella voglia di fare e qualche volta pure strafare. Granitica in difesa – tranne la solita sbavatura di momentanea assenza di continuità nell’essere attenti – nella Juve si vedono ancora troppi errori a centro campo e in attacco, dove il solo Chiesa si danna l’anima per saltare l’avversario e dare superiorità numerica alla propria squadra. Vlahovic continua a essere nervoso, esageratamente irritabile e fuori da quello che dovrebbe essere un calciatore del suo livello, pagato ben 80 milioni di Euro. Sempre spalle alla porta con l’inevitabile marcatura stretta dell’avversario che gli rende impossibile i più basilari gesti dei fondamentali del calcio. E poi questo soffrire fino al 95esimo che ti mette alle dipendenze balistiche dell’avversario, il quale aumenta il suo possesso palla, guadagna metri di campo e ti pone in difficoltà. Ma poi, al fischio finale, ti accorgi che l’unico gol fatto dall’umile Gatti è sostanza di tutto. Crediamo davvero che questa sia la forza della Juventus di oggi, la quale dimostra fame e umiltà provinciale di un calcio assolutamente redditizio ma mai spettacolare. Parlando invece del Napoli di Mazzarri, diciamo che nonostante il nostro pensare sul quale si basa il detto che – “ogni minestra riscaldata non sa mai di nulla” – diciamo che questo ritorno del tecnico toscano sulla panchina del Napoli ha ridato alla squadra quella consapevolezza di gioco che si era persa con Rudi Garcia. Nel primo tempo, soprattutto, ma anche per lunghi tratti del match, abbiamo visto un Napoli in grado di mettere in difficoltà la Juve nella capacità di disporsi in pressing alto, dando affidamento alla velocità degli esterni Politano e Kvaratskhelia di incidere nei tentativi di ripartenza. E se Kvaratskhelia non avesse fallito nel primo tempo l’unica grande occasione di fare gol per i partenopei, probabilmente oggi parleremmo di un’altra gara. Tuttavia, i se e i ma nel calcio non significano nulla e nell’analisi della gara nella sua completezza, diciamo che in fondo ha vinto la squadra che ha inciso per praticità, senza mai dare spazio a quel gioco del calcio che spesso ci fa scrivere ridondanti articoli carichi di esagerazione emotiva. La Juve di oggi è misurata, concreta, sa soffrire e fa soffrire i suoi tifosi, mettendoli davanti al fatto compiuto che la forza di squadra data dai suoi singoli giocatori, è proprio questa.
Salvino Cavallaro