Caro Salvino,
ho letto il tuo sfogo e condivido ogni parola, ogni aggettivo del tuo articolo in riferimento alla deriva che ha preso lo sport più popolare in assoluto e, occorre aggiungere “purtroppo svilito” in quelle che furono i canoni di un tempo quando si praticava il calcio per passione specifica di quello sport e quando si aveva – meritandolo – l’onore di appartenere ad un Club che, se blasonato, aggiungeva altro onore e nient’altro di tanto robbboante come oggi (tutte le “b” segnano anche il limite del mio sdegno. ALTRI TEMPI
Ora, tanto per trascorrere più tempo insieme – io a scrivere e raccontare e tu a leggere spero con rassegnata sopportazione – mi lancio in un riavvolgimento della pellicola e – a ritroso – vado ai miei circa dieci anni quando noi ragazzini giocavamo in uno slargo pubblico proprio sotto casa (a due passi dall’Ignatianum ed a poche centinaia di metri dalla Via Garibaldi, in Messina).
Giocavamo con pallone fatto con brandelli di stoffe arrotolate e trattenute con lo spago alle quali , in qualche misura, si dava una forma tondeggiante. Io, istintivamente, mi ero dato il ruolo di portiere, mi piaceva tuffarmi ai piedi dell’avversario che avanzava e graffi e contusioni varie non li avvertivo nemmeno ma erano la disperazione di mamma Maria al mio rientro a casa. Mi piaceva fare il Bacigalupo del quale sentivo parlare papà Raffaele grande appassionato di calcio.ALTRI TEMPI
Questo ruolo, qualche anno dopo, lo mantenni anche nella squadra dei Salesiani. Dai 17 ai 18 anni ho praticato ciclismo agonistico negli esordienti ed ero fortissimo nelle gare di velocità (ho vinto sei coppe in gare di velocità con partenza da fermo su percorso di 300/400 metri). Ho abbandonato poi anche questo sport che non potevo più conciliare con gli impegni del diploma conseguito nel 1961. Il mio impegno e la serietà hanno sempre avuto la precedenza; mio padre mi raccomandava di fare le cose per bene o di non cominciarle affatto.
Negli anni successivi, assunto dall’Enel nel 1964 a Milazzo, memore delle
mie “parate” ho accettato di far parte della squadra di calcio del CRE Circolo Ricreativo Enel. Ma (1969) un infortunio al ginocchio sinistro al Grotta Polifemo di Milazzo, mi costò una ingessatura di quaranta giorni e la riabilitazione con metodi e tempi di allora. Così finì anche il calcio. ALTRI TEMPI.
Per quanto mi riguarda io apprezzo tutti gli sport e non uno in particolare ad eccezione del ciclismo al quale dedico qualcosa in più. Per il resto amo lo sport che sia vero sport fatto di serietà ed impegno bandendo tutti i sotterfugi praticati laddove il fisico non è capace da solo. Queste sono meschinità ed inganni per fortuna perseguiti ma assai spesso con “colpevole” ritardo. Non ho una mia squadra preferita né un pupillo ma apprezzo chiunque faccia bene mettendo impegno e serietà nella esecuzione di quanto comandano i canoni di quello sport ed i regolamenti conseguenti.
Oggi il mondo del calcio è stravolto e ben lontano da quelle epoche in cui, bambino, sentivo “Questa sera all’Hotel tal dei tali ed all’Hotel tal’altro, in Milano (Gallia ed Hilton mi suggerisce Google), inizieranno le trattative del calcio mercato e si concluderanno il….” .
In quei giorni (e mai più dopo nella restante parte dell’anno) manager e magnati davano il meglio di loro (già da allora non mancavano le trattative sotto banco o subdoli trabocchetti) per accaparrarsi a suon di MILIONI i migliori giocatori del momento. Si, proprio di milioni, tanti milioni si trattava.Ogni uomo-giocatore veniva passato al vaglio di altri uomini….veniva “pesato” per i suoi precedenti e messo all’asta (perché di questo si trattava) e veniva così “acquistato”. Era proprio il verbo acquistare che risuonava dappertutto e campeggiava su tutti i giornali. Da quel giorno tutti gli appassionati di calcio sapevano dove era andato tizio e dove caio.
E fin qui parrebbero cose regolamentate che proprio da vergini animelle non erano. Si trattava di vero e proprio mercimonio di uomini a favore del proprio portafoglio che però fino a quel momento sembrava essere stato depauperato sull’altare dello sport apparentemente fine a se stesso. ALTRI TEMPI
Ma non tanto altri tempi perché quei periodi ben sperimentati al suon di utili di rilievo hanno tracciato i binari verso l’oggi al pari dei colonizzatori americani che, anch’essi in altre epoche, in luoghi diversi e per motivi diversi (forse più nobili), cercavano il benessere.
OGGI nel calcio questo voglia smodata di benessere ha raggiunto il paradosso e si assiste a trattative che mai finiscono ed allo svilimento del calcio in quanto sport. Proprio così il mercato di uomini ha raggiunto cifre vergognosamente esorbitanti ed al di fuori della decenza. Dicevo qualche giorno fa non ricordo a chi, ma forse a me stesso come mai non esista un’Autority (e ne abbiamo anche per andare al cesso) che morigeri la situazione vergognosamente esplosa, stabilendo tetti insuperabili e modalità di “compravendita” che non suonino come pugni nello stomaco per chi non ha ilnecessario per portare in tavola un piatto di pasta ai propri figli. Non bistecche e dolcetti ma semplicemente l’indispensabile: pasta ed un tozzo di pane.
Ma quant’altro ancora si potrebbe aggiungere quando si sente di novelli campioni che già ben pieni di soldi e dimentichi di essere stati al nobile ruolo di giocatori della nostra Nazionale, si dedicano a fare ancor più lucro per avidità smodata e per stupidaggine da ottusi oltre che irriconoscenza. Ma – sono certo – mai saranno radiati a vita – come sentivo dire in casa da bambino con riferimento a fatti gravi commessi a scuola da qualche buontempone: “Quel tizio è stato radiato da tutte le scuole del Regno”
Salvino caro, ti sarai stancato ma ho avuto piacere di farti conoscere il MIO pensiero a modo MIO.
Un abbraccione,
Gianni, alle ore 16,30 del 13 ottobre 2023.