Adesso anche a Milazzo. Il granchio blu continua a prendersi la scena e ormai è considerata la specie ittica più celebre di questa estate 2023. Dopo aver fatto capolino nel Veneto, in Liguria e nelle coste del Gargano, spingendosi sino alle Isole Tremiti, ieri è stato pescato anche nelle acque di Milazzo, nella riviera di Ponente. Ovvio lo stupore ma anche la preoccupazione da parte dei pescatori locali che non hanno nascosto il loro timore nella possibilità futura di vedere ridotte ulteriormente le specie ittiche pescate proprio per la presenza del granchio blu. La specie infatti è molto vorace e ad esempio sta facendo scempio di molluschi locali e pesce azzurro soprattutto di piccole dimensioni. «Trovare nelle nostre reti questa specie – è stato il commento di alcuni di loro – ci ha stupito. Sappiamo che è una specie ittica invasiva ed è per questo che non lo abbiamo rigettato in mare dopo averlo pescato». Chi invece non è sorpreso di questa presenza è Matteo Di Flavia, uno dei pescatori più anziani di Vaccarella. “Già negli anni ’70 quando lavoravo ad Augusta e arrivavano le petroliere provenienti da Suez, si notavano sotto la griglia uova di granchio blu e ben presto quel porto si è riempito di qeusti animali favoriti anche dall’acqua calda determinata dalle attività delle industrie. Oggi che c’è stato il cambiamento climatico e l’acqua del mare ha una temperatura maggiore, ecco che questi granchi trovano l’habitat naturale per vivere. Ritrovamento a Ponente? Devo dire che si vedono già anche a Levante, soprattutto di sera e di notte e si muovono rapidi a pelo d’acqua”. Comprendo che nel Veneto posso far danni perché distruggono le vongole, ma dalle nostre parti, a parte qualche gambero e qualche piccola specie di pesce azzurro, non credo che rappresentino una calamità. Anzi se vengono catturati sono certo che finiranno a… tavola visto che sono buonissimi da mangiare. Superiori addirittura all’aragosta! Di Flavia invece lancia l’allarme “vermocane”, “questo –afferma – davvero distruttore della fauna marina. Diversi pescatori di Vaccarella ormai ogni volta che vanno a fare battute di pesca soprattutto con le cosiddette “reti in posta” o “tramaglio” ritrovano questo verme marino (che può raggiungere facilmente i 25 cm di lunghezza) che si nutre di organismi in decomposizione e quindi del pescato. La situazione è seria e va affrontata prima che peggiori – prosegue Di Flavia – perché se questo verme dovesse “abituarsi” anche alla spiaggia non consentirebbe più ai bagnanti di avvicinarsi in quanto ha degli aculei che utilizza sia per la caccia dei pesci (praticamente lo blocca per poi attaccarlo e spolparlo) sia per difesa e quindi se toccato o se viene avvicinato rilascia aculei urticanti che provocano dolorose irritazioni”. Di Flavia poi evidenzia che tale verme non va “tagliato” in mare perché ha la caratteristica che la parte anteriore (quella con la testa) si può riprodurre.