Cronos, il Tempo, figlio della Terra e del Cielo, padre di Giove, era per i greci il dio che ha governato nell’età dell’oro, e un inesorabile divoratore dei sui figli, tanto che la moglie/sorella Rhéā, per fare sopravvivere il neonato Giove dovette ricorrere all’inganno. Così i mortali dovettero ricorrere al mito di Kairós (non un dio distante, terribile e inumano) per rappresentare concetti di “tempo” diversi e più vicini a loro, come l’inesorabile cadere delle ore e dei loro eventi che si susseguono, e intrecciano le loro vite, uniche e mortali.
Il Teatro divenne poi il luogo si rappresentavano le dialettiche classiche fra Divinità, Miti e Mortali.
Il 17 di agosto, a Milazzo, Kairós è stato protagonista,con una seguenza di Eventi che hanno entusiasmato gli spettatori. Il primo della serata è stata la disponibilità inattesa del Rinnovato Teatro del Castello. Avrebbe potuto accogliere molti più spettatori del pur bellissino Convento della Benedettine, location già prevista per spettacolo e relativi biglietti (tutti esauriti). Quindi la IX edizione della rassegna Teatri di Pietra ha presentato “ELENA TRADITA” interpretata da Viola Graziosi e Graziano Piazza, con la regia dello stesso Graziano Piazza.
Con lo sfondo dell’antico edificio della ex Cattedrale, e della Sicilia vista da nord, agli spettatori si apre improvvisa la scena, con al centro una donna, dapprima velata… che indugia a svelarsi, alle domande di un insinuante Kairós, che le saltella attorno… È l’incipit di un tormentato confronto con un incalzare di domande del Tempo che fu, che era, che è. Ma la donna inizialmente velata, “non vede, non sa” e con sublime emozione riesce a dire quello che sente, quello che è… è Elena? È senza dubbio una donna che ha vissuto con il desiderio di essere accettata per quello che ha scelto di essere, per quello che è stata. “Il Tempo mutevole” non giudica, ma con inesorabile severità rammenta, e cerca un responsabile del male, delle guerre… e se nel Mito Elena complice Afrodite fu la rovina dei popoli, nella religione cristiana fu Eva insidiata dal serpente a mordere la mela proibita.
Viola Graziosi, magistrale interprete classica di Miti, di personaggi storici e letterari al femminile, donne che sono state vittime, serve, schiave, che hanno subito l’ingiusto giudizio del tempo, e nel tempo, ha portato sulla scena l’Elena di Luca Cedrola, il cui testo, intenso e complesso, ne rivisita il Mito con un’ottica indagatrice e ampia della quale si fa interprete lo stesso regista Graziano Piazza. Insieme, analizzano la donna, da secoli colpevole di ogni misfatto. Elena, colpevole persino della sua bellezza.
La recitazione coinvolge ogni spettatore in un inevitabile esame di coscienza su quanto male l’essere umano sia capace di perpetrare, di non volere mai assumersene la responsabilità, ma di cercare sempre una ragione che il Male, le atrocità, la guerra, l’ipocrisia del giudizio stesso non vogliono attribuirsi. “È cieca la Storia”, dice Kairós; di fatto l’Iliade e l’Odissea sono attribuite ad un “immaginario cieco”, Omero…
È così sulla Scena ELENA, per far fede alla radice del suo nome “eìlon”, ha scelto, alta e divina nella sua ampia veste, che tuttavia la inchioda al suolo con i simbolici accadimenti della sua vita, di fare chiarezza sulle ambiguità che l’avvolgono, e di denunciare lei coloro che l’accusarono. Afrodite stessa che fece innamorare perdutamente di lei Paride, e Menelao al quale chiese perdono, di rispondere al tempo che “di lei fu temuta e invidiata più della bellezza la sua libertà”, la libertà di scegliere e di sbagliare. “Che senso ha essere belle e per questo essere invidiate e odiate?” Il riferimento implicito alla bellezza e alla triste fine della grande Marilyn Monroe è inevitabile.
Intensa, tagliente ed emozionante Viola Graziosi, già interprete di FEDRA a Milazzo, in un tour dello scorso anno, e anche quest’anno in Sicilia, di CLITEMNESTRA e di MEDEA, entrambi testi classici resi più attuali da Luciano Violante, porta alla ribalta il tema della Donna, biasimata, sottomessa, schiavizzata, giudicata responsabile dei mali dell’ umanità, e sebbene i tempi si siano evoluti, sempre “condannata e uccisa”. Ecco che “Elena Tradita” si erge, con il busto in una superba e simbolica scenografia di G.Graziano Piazza, in un mirabile gioco di luci e di suoni, ed è quello che ha scelto di essere: libera.
Il Mito è eterno e non viene mai travisato, se i testi dei classici sono letti nelle profondità sempre attuali del loro messaggio. Cos’è il Mito se non l’uomo che si racconta nei secoli attraverso le sue passioni, le sue follie e le sue gesta? Il messaggio del Mito dovrebbe educare al cambiamento, nei temi moderni, dovrebbe educare a preservare i valori e a lottare, a non smettere mai di cercare di apprendere, per essere più rispettosi l’uno dell’altro.
L’Elena tradita, contrappone il logos al Mythos e attraverso il Mito, si svela, spiega, trasmettendo un messaggio forte, chiaro, limpido come la voce magica, duttile, suadente e affascinante dell’interprete, donna che assomma alle qualità proprie, quelle che si è conquistata con l’esperienza e la passione.
Elena Tradita è un capolavoro a sei mani: l’autore, il regista e gli attori che si accordano ed elaborano il mito di Elena per mezzo del sempre attuale mito di Kairòs.
Il pubblico rapito e ammaliato dalla forza interpretativa di Viola Graziosi e di Graziano Piazza, li ha raggiunti nel retro del Palco per complimentarsi ancora, riconoscendo in Graziano il Tiresia dell’Edipo a Siracusa, il Tiresia che ha ricevuto il Pegaso d’Oro come migliore attore ai Premi Internazionali Flaiano .
Rita Chillemi