Ogni giorno c’è una telenovela, una storia a puntate del pallone del nostro tempo che non finisce più di indignarci. Il sistema è in crisi, le società di calcio annaspano e i loro conti in bilancio sono sempre più in rosso. Prima vendere e poi, se c’è l’occasione, si compra o si pattuisce un prestito con diritto di riscatto. E poi ci sono i nababbi dell’Arabia Saudita che stanno facendo piazza pulita con i loro petrodollari. Una sorta di “guerra” all’Europa del calcio, in cui si prevede di portare via dal Vecchio Continente i migliori talenti che, al contrario del recente passato, non sono più dei fine carriera ma, al contrario, dei campioni di calcio in carriera ancora di lungo percorso. Inammissibile questa prevaricazione dell’Arabia Saudita che si può definire come la legge del più forte in una foresta in cui il più debole finanziariamente soccombe per ovvie ragioni. Si parla di centinaia di milioni di Euro cui i calciatori vengono “rapiti” dal senso dell’avere tutto e subito, in maniera tale che non ti dà nemmeno il tempo di pensarci. E se poco tempo fa già in Europa, godevano livelli alti di ricchezza, adesso, con questo sistema di proposte indecenti, i calciatori se ne vanno in Arabia Saudita, raggiungendo quella ricchezza e quel lusso che per spenderlo ci vorrebbero ancor più di due vite. Eppure nessuno dice nulla, nessuno dei poteri alti del pallone internazionale si inserisce con autorità per dare una frenata a questa immorale discesa senza freni inibitori. Davvero, non se ne può più! E non è per apparire bacchettoni con voglia di scandalizzarsi su ciò che ormai il pallone offre come fosse il teatro dei pupi manovrati da fili talmente forti che ti portano dove decidono loro, visto che i contratti stipulati dalle società di calcio europee non valgono più nulla, ed è un gioco stracciare ciò che si è firmato. Sono passati anni luce in cui le società di calcio erano delle vere e proprie datrici di lavoro, poi surclassate dalla legge Bosman, che regolamentava il trasferimento dei calciatori professionisti tra le squadre di calcio appartenenti alle Federazioni dell’Unione Europea. Era il 1995, tanti anni e tante altre cose sono sopraggiunte nel calcio di oggi che tutto è meno che un gioco. Anzi sì, è il gioco nauseante di chi non gliene importa nulla se l’indecenza pallonara colpisce in modo offensivo chi deve far fronte a un quotidiano fatto di difficoltà economiche. Retorica? Forse! Ma questo sistema di prepotenza non ci piace per niente. Un consiglio ai tifosi incalliti e inebriati d’amore per la squadra del cuore e i propri idoli: non vi meravigliate più se i Lukaku di turno tradiscono le vostre attese di fede alla maglia, che avevano baciato più volte dopo l’enfatizzazione di ogni gol. Si chiamavano mercenari, adesso sono solo spinti dall’ego di chi è manovrato da quei fili che portano i pupi dove vuole il più forte. Sono quelle proposte indecenti, cui è umanamente impossibile dire di no! Il calcio di oggi è questo.
Salvino Cavallaro