Adesso si sta esagerando. Sì, perché ad essere entrati in confusione non c’è solo la Juve ma anche coloro i quali sono preposti a far rispettare la giustizia sportiva. Ufficializzare la penalizzazione di 10 punti in classifica a 10 minuti prima del fischio d’inizio della partita a Empoli, fa pensare non a un caso ma a un qualcosa di strano. Noi non siamo tra quelli che pensano a un complotto contro la Juventus, tuttavia, in tutta questa macchinosa storia di giustizia sportiva inerente le plusvalenze fittizie che non sono neanche reato, viene proprio da pensare all’incapacità degli organi federali di decidere con fermezza e senza l’altalena che ha penalizzato il campionato, ciò che avrebbe dovuto essere deciso molto tempo prima. La squadra della Juventus è stata vessata e di conseguenza – a parte i meriti del Napoli che ha vinto uno scudetto strameritato – anche il campionato si è trascinato faticosamente verso la fine, con situazioni difficili in testa alla classifica. Ma c’è ancora un altro punto nevralgico che contestiamo in tutta questa brutta vicenda sportiva e penale legata alla Juventus ed è il collegamento società- squadra. Per quale motivo la squadra deve essere penalizzata se in base ai punti conquistati sul campo è seconda in campionato? Perché dopo avere fatto chiarezza sulle responsabilità dei dirigenti – presidente in testa – si penalizza la squadra? Saranno mica stati i giocatori e l’allenatore della Juventus ad architettare plusvalenze e presumibili falsi in bilancio (peraltro ancora da verificare in sede di giustizia penale). No, la squadra non c’entra, e il sistema calcio nei palazzi della F.I.G.C. dovrebbe fare in modo, una volta tanto, di tutelare ciò che accade in campo attraverso le regole del gioco, intervenendo soltanto se queste non vengono rispettate. Riteniamo dunque, che questo sistema di coinvolgere le responsabilità delle società calcio con le relative squadre sia davvero inaccettabile. Si controllino le scrivanie dopo avere fatto chiarezza su plusvalenze che continuiamo a non capire come possano essere perseguibili e, soprattutto, si badi al campo di calcio, perché questo meccanismo mosso da iperbolici interessi economici non trascini stancamente tutti noi al disinteresse.
Salvino Cavallaro