C’è chi ride e c’è chi piange. Mentre l’Inter, la Roma e la Fiorentina si godono la conquista delle loro rispettive finali europee, la Juventus torna mestamente a casa con un sacco vuoto di tutto. Vuoto di trofei, di immagine, di qualità e di antica forza societaria che si sono sciolti in un “annus horribilis in decade malefica” senza precedenti. A Siviglia la Juventus ha toccato il fondo perdendo il treno che l’avrebbe portata alla finale di Europa League tutta italiana, contro la Roma di Mourinho. Un 2 a 1 per gli spagnoli che, pur maturato nei tempi supplementari, esprime la superiorità territoriale della squadra di casa che è stata sempre in grado di arrivare prima su ogni pallone con veemenza e voglia di vincere. La Juventus nulla ha potuto contro l’inferno di uno stadio che era una bolgia, anche se questo era prevedibile. Tuttavia, ci preme dire che, al contrario di altre volte, la Juventus ha dimostrato qualche bagliore di reazione, soprattutto nel momento in cui è entrato in campo Vlahovic, il quale dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo, ha portato in vantaggio i bianconeri. Vantaggio che è durato un attimo per effetto del “gol fatto e subito”. Infatti, dopo pochi minuti il gol di Suso e poi ai supplementari la rete di Lamela, hanno chiuso la pratica. C’è dunque tanto da fare in questa Juventus intesa come società e squadra. Si pensi presto a ricostruire tante cose, facendo magari riferimento a ciò che è stato della vera Vecchia Signora d’Italia.
Salvino Cavallaro