E ci risiamo. Per l’Inter di Inzaghi ieri sera al Picco dello Spezia è stato l’ennesimo brutto tonfo in campionato. E adesso non servono più le parole del mister (sempre le stesse) per giustificare un andamento troppo scarso in campionato per una squadra che si chiama INTER. Otto sconfitte rappresentano una spada di Damocle sulla testa di ogni giocatore nerazzurro, del suo allenatore e della stessa società che adesso deve guardarsi allo specchio per scoprire che cosa si è sbagliato già a partire dalla scorsa estate. Corsi e ricorsi storici di un periodo che quando nel calcio non vanno bene le cose tutto ricade in massima parte sulla responsabilità dell’allenatore. E in parte è vero che Inzaghi continua a sbagliare le sue scelte, soprattutto quando è chiamato a fare dei cambi che immancabilmente risultano sbagliati. E poi manca quella personalità atta a mettere in chiaro certe cose che devono per forza essere imposte a partire dallo spogliatoio. E la sceneggiata vista ieri sera sul campo dello Spezia, allorquando l’arbitro ha assegnato un rigore a favore dell’Inter, la dice lunga sulla mancanza di carisma dell’allenatore. E allora ci domandiamo perché se il rigorista dell’Inter che è Lukaku, non ha tirato quel pallone che le è stato tolto da Lautaro che poi ha sbagliato il rigore. In questa circostanza Inzaghi, dalla panchina, avrebbe dovuto ordinare ciò che si è stabilito da tempo. Si dirà che se Lautaro avesse segnato quel rigore, tutti questi discorsi non ci sarebbero stati. Tuttavia, resta sempre quel dato inconfutabile di inevitabile anarchia nerazzurra che spesso abbiamo notato come un ripetersi di momenti che non fanno bene alla squadra. E adesso il tecnico è in discussione per non essere riuscito a dare un ordine alla squadra, allo spogliatoio e a quel nervosismo che affiora lampante tra gli stessi compagni di squadra. Atteggiamenti sbagliati che si ripercuotono inevitabilmente sul gioco e su un’impostazione tattica non più corale ma dove spicca sempre il singolo, il quale tende a fare la sua bella figura per tirarsi fuori dalla mischia degli imputati ai facili errori. E così si spiegano tutti questi risultati negativi che sono la summa di tutte queste cose che divorano il calcio, il bel gioco, la serenità e la conseguente perdita di autostima. E adesso c’è subito da partire verso Porto per affrontare la partita di ritorno che dà accesso ai quarti di finale della Champions League. Certo, questo non è il momento migliore per una simile impresa, ma la squadra di Inzaghi ci ha insegnato ha sconvolgere ogni previsione, nel bene come nel male. E’ storia troppo antica dire che è una “Pazza Inter” – ora i tifosi l’aspettano – e anche se cantano “amala”, adesso vogliono quella continuità che è alla base di ogni grande squadra. L’Inter lo è? E allora lo faccia vedere sul campo! E poi si curi la squadra nel suo complesso, evitando il marcato distinguo tra titolari e riserve. Anche questo è un punto da non sottovalutare, proprio nel tempo in cui si respira la possibile aria del ritorno di Antonio Conte. E chissà, anche i nomi di Thiago Motta e De Zerbi, sembrano i più papabili alla successione di Simone Inzaghi. Vedremo cosa accadrà!
Salvino Cavallaro