Due tavole rotonde si sono svolte al teatro Trifiletti per parlare della “Giornata della legalità” in presenza di rappresentanti delle forze dell’ordine, studenti di diverse scuole cittadine, esponenti dell’amministrazione e consiglieri comunali. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione giovanile “La Fenice” e presentata dal presidente dell’associazione Francesco Smedile, il quale ha introdotto l’evento spiegando il significato della giornata. Poi saluti istituzionali degli assessori Lucia Scolaro, Pasquale Impellizzeri, della consigliera Fabiana Bambaci e dell’assessore Alessandra Calafiore in rappresentanza del sindaco della Città Metropolitana. E’ stato considerato un valore aggiunto la presenza degli studenti che gremivano il teatro. Moderatore Marco Spada, in rappresentanza della associazione “Libera” Tiziana Stracuzzi ha sottolineato come la giornata del 21 marzo non segni soltanto l’inizio della primavera, ma è la data in cui “Libera” ricorda tutti gli innocenti vittime della mafia. Poi, le documentazioni storiche di Marco Pandolfo e dei fratelli Campagna. Il primo ha riferito del padre Nicolò, neurochirurgo, con un percorso di vita che l’ha visto impegnato in diversi ospedali fino all’uccisione per mano della ‘ndrangheta il 20 marzo 1993 a Locri. Un episodio legato ad un intervento che il padre aveva effettuato sulla figlia di un esponente mafioso, giunta in ospedale a Reggio Calabria in coma, e morta dopo 3 giorni l’operazione. Un assassinio le cui indagini sono state chiuse dopo 3 anni, ma non riconosciuto come conseguenza di agguato mafioso. Campagna ha raccontato la storia della giovane sorella Graziella, che, con la mafia non c’entrava nulla badando soltanto al suo lavoro in lavanderia, laddove il rinvenimento di un bigliettino appartenente ad un latitante sarebbe stato causa della sua morte per mano dello stesso e di un suo complice. Campagna ha ripercorso a tratti le varie vicende processuali, ha riferito di condanne, ma gli arrestati –ha detto- entrano ed escono dalla galera, facendo anche il nome dei malavitosi. All’interno delle vicende di giustizia il fratello della vittima ha riferito di coperture, depistaggi, connivenze ed altro, fino al blocco assurdo di un film che avrebbe potuto anche intaccare la sensibilità dei magistrati. Insomma, c’è la conclusione di una ragazza uccisa che non ha avuto ancora quella giustizia che meritava. “La sua –come è stato concluso dai fratelli- è e resta una storia infinita”. Un intervento imprevisto quello di Cateno De Luca che ha fatto sue riflessioni sulle vittime innocenti di cui si era parlato. Mentre, riferendo di episodi mafiosi, ha detto che vanno combattuti ed ha sostenuto che nella vita bisogna sempre far prevalere la meritocrazia. “Siete sempre voi stessi, non cercate scorciatoie –ha detto gli studenti- e abbiate il coraggio di osare, puntando sempre a realizzare i vostri sogni”. Barbara Oteri, in rappresentanza del Provveditore agli studi, Stello Vadalà, ha sostenuto che nelle scuole è sempre presente il ricorso alla legalità e che “le mafie partono anche dai nostri comportamenti”. In una successiva tavola rotonda si è parlato dell’ergastolo ostativo e del 41 bis che la sottoressa Maria Teresa Collica ha considerato strumenti importanti, anche per subordinare i benefici di legge alla collaborazione con la giustizia. La stessa non ha esitato a sostenere come sia difficile la raccolta delle prove nei delitti di mafia, per cui importanti sono considerate le collaborazioni per giungere alla verità. Ad avviso dell’avvocato Massimo Romano, secondo l’intuito di Falcone e Borsellino, bisogna seguire il denaro ed i patrimoni per mettersi sulle tracce che possono portare ai mafiosi, ritenuti elementi fondamentali in una lotta contro la mafia, che è da considerare impari. Altro elemento è il 41 bis, di cui si discute tanto in questi giorni per la nota vicenda di Alfredo Cospito. Per il dottore Ennio Fiocco va sempre data al detenuto la possibilità di recupero, mentre la mafia si combatte con ogni strumento di cui si dispone, anche quando si va a votare. Il suo punto di vista è che bisogna investire a livello di prevenzione pure nelle periferie. Ai giovani la prospettiva del loro futuro, “dove –ha detto- è bene arrivarci preparati”. Concludendo, la Collica ha sostenuto che per combattere la mafia prima bisogna prima conoscerla ed avere la contezza degli strumenti di cui si dispone. In proposito però ha stigmatizzato, conoscendo ruolo, mezzi e modi in cui e con cui la mafia opera, il comportamento di chi assicura collaborazioni e connivenze, e questo avviene –ha detto- con chi fa affari, con i politici, e così via, perché non ci sono zone refrattarie alla mafia ed al potere mafioso.