In campo una sola squadra: l’INTER! Di Marco, Dzeco, Lautaro Martinez e un secco tre a zero che manda a casa il Milan di Pioli. I nerazzurri di Simone Inzaghi centrano la partita perfetta nel derby di Supercoppa lontano dalle mura di San Siro. Grinta, determinazione, voglia di arrivare sempre prima su ogni pallone, lucidità mentale, esuberanza negli scambi e compattezza di squadra nel gestire magnificamente le due fasi d’attacco e interdizione, sono stati essenziali nello sviluppo di ogni azione dell’Inter. E poi il gioco del calcio moderno espresso in un modo spettacolare e piacevole, ha dimostrato in maniera molto evidente l’importanza di avere un centravanti capace di saper giocare per la squadra e al contempo fare gol. E’ il caso di Dzeco (9 in pagella)che è stato determinante nel suo modo di dare respiro al centrocampo con giocate anche da ispiratore di gioco in avanti, non dimenticando mai di essere anche un centravanti. A lui, per qualità di gioco e risolutezza di esecuzione, c’è da accostare anche Di Marco (8 in pagella) e poi anche Barella (7,5) l’instancabile folletto di centrocampo sempre al centro di ogni azione, sia essa determinata in fase difensiva che di attacco. Ma non solo loro hanno brillato in un’Inter che ha saputo dare un segnale di vitalità in una indiscussa intelaiatura di squadra che fino all’anno scorso si caratterizzava per essere Brozovic dipendente e che oggi, grazie soprattutto al lavoro concreto sviluppato da Simone Inzaghi, si vede l’Inter forte del puro concetto di squadra; e cioè il vero simbolo di calcio inteso nel più puro senso del gioco. Già, Simone Inzaghi, un allenatore spesso messo in discussione anche dagli stessi tifosi nerazzurri che gli imputano l’incertezza o l’incapacità nelle sostituzioni in partita in corso. E’ vero, più di una volta ha dimostrato di avere sbagliato soprattutto quando insiste nel timore di restare in dieci, dopo che un suo giocatore ha preso un cartellino giallo, tuttavia, resta innegabile il suo senso di appartenenza, lo stile e le capacità di compattare lo spogliatoio non solo in queste partite vincenti ma anche quando le cose non vanno per il verso giusto. D’altra parte, non è un caso che questo giovane allenatore piacentino che perde la voce dopo ogni partita della sua Inter, sia diventato il re della Supercoppa avendo trionfato in 9 atti decisivi su 12, vantando una miglior percentuale di successi di Mancini, Mourinho e Conte. Gli manca lo scudetto, questo è vero, tuttavia con il meritato successo nella notte di Riad in Arabia Saudita, la sua Inter è la squadra che, ad oggi, si può definire tra le più accreditate inseguitrici del Napoli, nell’infastidirla per la conquista dello scudetto. E veniamo alle note dolenti del Milan di Pioli. I rossoneri avevano già palesato serie incertezze già domenica scorsa in campionato contro il Lecce. 9 gol subiti nelle ultime partite parlano di un Milan spesso deconcentrato in difesa, forse anche per demerito di un centrocampo incapace di fare da filtro tra difesa e attacco. In questa Supercoppa si è presentato come sfavorito, anche se in seno alla squadra si respirava aria di sfida cocente nel volere vendere cara la pelle al cospetto dei cugini nerazzurri. Ma Leao (5,5 in pagella) Tonali (4) Tomori (3) e tutta la difesa che è andata letteralmente a picco sotto i pressanti attacchi dell’Inter, hanno determinato un insuccesso davvero schiacciante nel suo complesso, quanto assolutamente inaspettato. Dunque, la Supercoppa Italiana va a rimpinguare la già ricca bacheca di trofei vinti dall’Inter nella sua lunga storia, mentre il Milan di Pioli ritorna mestamente a casa riflettendo in toto sugli errori fatti e su una condizione fisica e mentale da recuperare in fretta attraverso il lavoro.
Salvino Cavallaro