Già, chissà quanti di noi dopo cadute, rialzate, ricadute e lunghi momenti di sconforto, si lasciano andare alla deriva dei sentimenti e del non credere più a nulla, soprattutto in questo periodo dell’anno tanto atteso in cui il calore della famiglia e degli affetti più cari si elevano alla massima potenza. Ma questo Natale sarà diverso, inutile nascondercelo per tirarci su il morale e non lasciarci impossessare da quella malinconia che serpeggia in noi come subdola e indesiderata ospite. E facciamo finta che questo ospite non possiamo invitarlo al nostro pranzo di Natale, di calore, di pace, perché non lo permette quella guerra che non è poi così lontana da noi ed umanamente ci appartiene. Sì, questa malinconica tristezza non può varcare l’uscio delle nostre case, è pericolosa e non basta nemmeno tenerla a distanza perché si moltiplica, attacca, invade, proprio come questo maledetto “virus” che è uccidere e che tutto ha raso al suolo rendendo arida l’anima. Così pensiamo alla guerra in Ucraina, alla Russia manovrata da una mente intorpidita, invasa dal disumano sentimento. Ma anche quelle lacrime versate da Papa Francesco che ha chiesto scusa alla Madonna per non essere riuscito a portarle i voti della pace di una terra martoriata qual è l’Ucraina, ci commuove. E mentre il nostro sguardo si posa sul presepe che abbiamo preparato per darci calore e riporre sguardi di preghiera a quel bimbo Gesù cui affidiamo tutta la nostra speranza, reagiamo con il pretesto di sforzarci a capire che questo momento finirà, deve finire per il bene dell’umanità, per la vita che è il bene più prezioso e insostituibile che abbiamo. Natale passerà, passerà anche il giorno 1 del nuovo anno 2023 e pure l’Epifania che tutte le feste porta via. Tutto passa, nulla è per sempre, anche la tristezza di vedere i corpi dilaniati di innocenti che passano dalla nostra mente come fosse un film già visto e rivisto troppe volte. E poi i nostri abbracci, il calore dei baci che diamo a chi è vicino, lontano, ma che ugualmente vogliamo tanto bene, quasi fosse un antidoto a non disperare sul futuro del mondo. A stringerci, a stare uniti. Ma la speranza che tutto finirà deve essere sempre più forte di tutto, anche dell’innominabile nemico che uccide i corpi ma non l’anima, quella fa parte di noi e di quella speranza che non ci lasceremo rubare per niente al mondo! Il rosso di questo interminabile tempo finirà e farà posto all’azzurro. Azzurro come il cielo, come il mare, come quando entrambi sono limpidi, si abbracciano all’orizzonte e diventano un’unica materia di vita. Così come torneremo a fare noi che della vita siamo innamorati.
Salvino Cavallaro