Nico Dolfi, Natasha Baldacci, Gabriele Marghi avevano 22 anni e Luana Ballini ne aveva 17. Erano andati a una festa di compleanno e sulla strada di San Giustino Umbro in provincia di Perugia, intorno all’una di notte hanno trovato la morte. Tutte vittime della strada, tante storie che si ripetono con drammatica cadenza, senza che si prendano misure atte a educare e sensibilizzare i giovani a prevenire ciò che può sintetizzarsi in tragedia di fine vita. Dal punto di vista statistico, tante sono le vittime della strada che formano il dolore e il dramma di famiglie che vedono morire i propri figli giovani . L’alta velocità è una delle cause principali, ma anche mettersi alla guida dopo avere assunto alcol e droga è quasi sempre fatale per chi guida e per chi gli sta accanto. Abbiamo spesso fatto appello alla necessità di sensibilizzare i giovani attraverso la scuola e anche organizzando veri e propri punti di incontro tramite eventi sportivi e culturali, che attraverso l’attrazione di ritrovarsi insieme possano raccogliere momenti di aggregazione. Ma come fare? Qualche settimana fa, ad esempio, avevamo prospettato a Torino di realizzare un progetto su base sportiva che potesse poi proseguire con cadenza annuale a tornei di calcio dedicati proprio al ricordo delle vittime della strada. L’impresa non è facile, perché non sempre nell’organizzare eventi di tale forte impatto sociale ci si unisce all’unisono nel rispetto di una coscienza che desidera aiutare gli altri. A cominciare da certe società di calcio professionistiche che, in maniera del tutto qualunquista e ipocrita, si dicono d’accordo a dare il consenso per una delle loro squadre giovanili, ma non ad esempio nella data o nei pressi della ricorrenza della giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada, a causa di vari impegni agonistici. Noi pensiamo che non si abbia la necessaria sensibilità a collaborare, a rendersi inclusivi per ciò che dovrebbe rappresentare l’educazione verso i giovani nell’ambito di un cambiamento culturale che ha bisogno di tempo, pazienza e partecipazione comune. Il calcio praticato da tantissimi giovani è sicuramente un mezzo di comunicazione perfetta: i bambini, le bambine, i ragazzi, le ragazze e le loro famiglie, coinvolti a essere presenti al forte urlo che arriva sino in cielo e dice: BASTA VITTIME DELLA STRADA! Ma per fare questo, come dicevamo pocanzi, c’è bisogno di tanta volontà, sensibilità, coscienza nell’unirsi con i fatti, non a parole, nel percorrere insieme la strada della persuasione. Sì, proprio quella maturazione che faccia riflettere sul significato di mettersi alla guida e rendersi consapevoli dell’importanza di seguire le regole dell’educazione stradale per sé e per gli altri. E’ troppo cara e unica la vita per perderla in maniera così assurda. Il calcio può essere uno dei mezzi per aiutare alla sensibilizzazione dei giovani che alla guida si sentono spregiudicati. Diano il loro apporto le società di calcio, professioniste e non. Anche da loro parte l’impegno a educare i giovani.
Salvino Cavallaro