Ha segnato un’epoca, quella di un pallone romantico che narrandolo oggi sconfina nella retorica dei valori sportivi e umani. Eppure Sandro Mazzola, figlio di papà Valentino morto tragicamente nella sciagura di Superga assieme al Grande Torino, a 80 anni compiuti riserva sempre il ricordo di una figura cui si è legato ed ispirato dal punto di vista professionale. Nel prestigioso palmares calcistico di Sandro Mazzola manca soltanto il pallone d’oro che, tuttavia, è andato vicino nel vincerlo quando nel 1971 si classificò al secondo posto dietro Johan Cruyff. Nato come centravanti, la grande tecnica e la velocità nei dribbling lo portarono ad arretrare in campo il suo raggio di azione. Ma, nonostante questo, il baffo interista a fine carriera collezionò 158gol nelle 565 partite giocate dal 1961 al 1977. Quattro scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali con l’Inter, oltre a un Campionato Europeo vinto in Nazionale, Sandro Mazzola rimane celebre anche per quella famosa staffetta con Gianni Rivera ai Mondiali del 1970. Ai ragazzi di oggi che amano il calcio e la collezione delle figurine Panini, consigliamo di leggere ogni tanto la storia dei rappresentanti di quel calcio di fuoriclasse cui fa parte in maniera rappresentativa proprio Sandro Mazzola, per stile, intelligenza tattica di centravanti e poi anche centrocampista di grande duttilità. E oggi che il tempo è passato in maniera inesorabile, ci si rifugia nei ricordi sbiaditi di cartoline in bianco e nero e in un pallone che dal tempo in cui giocava Sandro Mazzola ha subito molteplici cambiamenti di tattiche, di scuole di pensiero, di innovazioni tecnologiche e di cambiamenti di un mondo pallonaro diventato sempre più dipendente dal dio denaro. Eppure, ciò che la storia ci racconta attraverso le immagini di quel tempo in cui giocava Sandro Mazzola, c’è il legame con i sentimenti, con i rapporti verso la gente, coi tifosi, con la semplicità di prendere il tram per recarsi tutti i giorni al campo per fare gli allenamenti. Impensabile oggi tutto questo, inimmaginabile ciò che potrebbe significare oggi, in cui i calciatori si presentano con tanto di immagine costruita dai permessi legati ai lauti contratti firmati con le società di appartenenza. E’ un altro mondo, questo è ovvio, tuttavia resta l’immagine di un calcio sempre bello da ripercorrere nei suoi aspetti più romantici, e oggi, in occasione dell’ottantesimo compleanno di Sandro Mazzola, è un motivo in più per rinverdire i fasti di ciò che è stato.
Salvino Cavallaro