C’è un angolo di mondo in cui spesso nascono pensieri e riflessioni che s’intersecano tra loro, si enfatizzano e si traducono in lunghi momenti di relax. Una panchina davanti al mare, la luna che si rispecchia con l’orgoglio di farti sognare, e una Marina Garibaldi di Milazzo che rappresenta il tranquillo passeggiare per incontrarsi, con il piacere di allargare le proprie relazioni sociali. Se poi, a tutto questo quadretto romantico, ci aggiungiamo la possibilità di ascoltare il suono di una chitarra melodica, ecco che si toccano le corde romantiche del nostro cuore. E’ quello che mi è successo quest’estate a Milazzo, proprio in quell’angolo della Marina Garibaldi che confluisce con la Via Cristoforo Colombo, in cui nel tardo pomeriggio cercavo assieme a mia moglie un momento di refrigerio dopo la lunga e assolata giornata suddivisa tra mare, bagni, spiaggia di ponente e sole che brucia la pelle. E qui, proprio in questo angolo di Milazzo contraddistinto dal levante della città, ad accompagnare i passanti e allietare coloro i quali scelgono la panchina per riposarsi, c’è un giovane chitarrista dall’aria discreta e lo sguardo dolce, proprio come le musiche che emana dalla sua chitarra elettrica. E allora ti accorgi che non puoi fare a meno di fermarti ad ascoltarlo e bearti di tanta melodia capace di entrarti nell’anima. Più di una volta ci siamo seduti sulla panchina accanto a questo ragazzo con il cappello girato al contrario perché, dice lui, sta facendo crescere i capelli e la visiera gli ostruisce lo sguardo. E mentre la sua chitarra smuove l’anima con melodie che accarezzano il cuore, ecco che ti viene voglia di conoscerlo, di sapere chi è, da dove viene, perché ha scelto di suonare per strada, proprio in quell’angolo di Milazzo e nel lungomare Garibaldi. E così, per rispondere a queste e altre domande che soddisfino la nostra curiosità e quella della gente che apprezza questo ragazzo per simpatia e capacità empatica, gli ho promesso un’intervista capace di farlo conoscere. Eccola!
Dai, raccontami di te. Come ti chiami?
“Mi chiamo Vittorio Notarnicola”
Quanti anni hai?
“35. Farò 36 anni il prossimo novembre.”
Sei nato a Milazzo?
“No, sono nato a Messina.”
E come sei arrivato a Milazzo?
“Diciamo che Milazzo è una questione amorosa. Vivo da sempre a Villafranca ma a Milazzo ho conosciuto Noemi, la mia ragazza che lavora in questa città. Insieme conviviamo a Villafranca e tutti giorni facciamo la spola tra i due paesi. Questo mi ha fatto decidere di fermarmi a Milazzo e suonare in quel punto della Marina Garibaldi che mi piace tanto. In passato ho suonato a Firenze, Ferrara, Roma, Taormina, Cefalù, ma a Milazzo mi sono fermato dopo il covid perché qui ho trovato tanto calore umano. Ormai conosco molta gente che mi apprezza e mi vuole bene.”
Cosa pensi della città di Milazzo?
“Penso che la città di Milazzo sia stupenda sotto l’aspetto della conformazione geografica e naturalmente meravigliosa dal punto di vista dell’attrazione turistica. Purtroppo la gestione lascia un po’ a desiderare, tuttavia, posso dire che tutte le persone che conosco e che si fermano ad ascoltare la mia chitarra, creano una sorta di filtro. Quelli a cui piace la mia musica si fermano, mentre altri continuano a proseguire la loro passeggiata. Quello che posso dire è che Milazzo potrebbe dare tantissimo, molto più di Taormina, ma ritengo che ancora non ci siamo come gestione turistica. Chissà, forse non interessa l’ampliamento della zona turistica. Peccato!”.
Come nasce la tua passione per la musica e per la chitarra in particolare?
“In maniera molto naturale. Da sempre sono stato un grande ascoltatore di musica. Fin da piccolo mettevo le cuffie e ascoltavo la musica degli anni ’70 dei Beatles, Led Zeppelin, Bob Dylan. Mio padre ha amato come me questa musica, suonava a livello amatoriale, ma non ha mai voluto portare avanti la sua passione, al contrario di me che, invece, ho sentito come un richiamo verso la chitarra. Una chitarra che mi è stata subito amica, complice, perché già sembrava che le mie dita andassero da sole. Così, mi sono sempre più appassionato ed ho preso qualche lezione di musica, mentre ho continuato a coltivare la mia passione da solo. Quando ho compiuto 14 anni ho preso una chitarra elettrica, ascoltavo molta musica rock appassionandomi al contempo di musica di altro genere.”
Senti Vittorio, tu dai questa impressione di ragazzo molto dolce, tranquillo ed equilibrato, che conquista la gente anche attraverso il tuo sguardo. Ma sei proprio così quando non suoni la chitarra nella tua vita privata?
“Questo lo dovrebbe dire la mia ragazza. Ma a parte gli scherzi, devo dire che sono molto sensibile. Tutto mi viene naturale, anche perché sono molto empatico e non mi è per nulla facile parlare di me e di come sono dentro l’anima.”
Parliamo del tuo cappellino girato al contrario. Un vezzo o un qualcosa che ti distingue dagli altri?
“No, in realtà sto facendo crescere i capelli e quando suono mi arrivano davanti agli occhi. Quando ho cominciato a suonare a Milazzo portavo un cappello alla Borsalino e mi fecero un articolo intitolato “Il ragazzo dal cappello bianco che suona a Milazzo”. In ogni caso, anche se i cappelli mi piacciono, non rappresentano un simbolo cui sono legato particolarmente.”
Vittorio, perché hai scelto di suonare proprio in quell’angolo della Marina Garibaldi che confluisce con Via Cristoforo Colombo?
“L’ho scelto sempre in maniera molto naturale, perché c’è un bel platano accanto a me e poi c’è il mio amico peruviano che, poco distante, vende bigiotteria. Con lui abbiamo creato una sorta di angolo culturale, anche perché il mio amico parla sempre delle sue esperienze, di quello che sono le usanze del suo Paese, mentre io faccio la mia musica creando una sorta di energia ed equilibrio che in quella zona ho trovato come amica. Per questo desidero non spostarmi e continuare così, anche perché la gente me lo chiede.”
Perché hai scelto di suonare pezzi romantici dalla chiara linea melodica?
“Sì, è una linea melodica capace di arrivare a tutti e poi mi piace particolarmente, anche se qualche volta aggiungo il genere blues che adoro e suono molto quando sono a casa. Comunque, penso che l’avere scelto di suonare musiche romantiche dà il segnale del mio essere persona fondamentalmente romantica, ma non sdolcinata.”
Qual è il più bel complimento che hai ricevuto dai passanti e da coloro i quali ti ascoltano seduti comodamente sulle panchine del lungomare Garibaldi?
“Mi colpiscono molto gli sguardi dei bambini. Li amo molto e mi intenerisce il loro mettersi davanti a me mentre suono e qualcuno si mette pure a ballare. I complimenti della gente mi fanno sempre piacere, ma quelli che mi prendono particolarmente il cuore sono i bambini, perché penso che siano quelli più sinceri. Un bambino che si blocca davanti a te e poi si mette pure a ballare, ti guarda e resta incantato, vuol dire che gli stai trasmettendo qualche vibrazione positiva.”
Qual è il tuo vero lavoro, quello che ti dà da vivere?
“Il mio lavoro è questo. Suono nei matrimoni e in vari locali. Sono un musicista da strada, questa è la mia vita. Ho realizzato un cd strumentale che ha avuto molto seguito d’ascolto, soprattutto nei bambini e in coloro i quali attraverso la musica amano rilassarsi.”
Parlando di musica da strada mi vengono in mente i Maneskin. Pensi che siano stati baciati dalla fortuna che altri non hanno?
“Non so se è fortuna, dico solo che un artista di strada deve rimanere tale perché è una filosofia di vita. Se i Maneskin hanno scelto questa strada vuol dire che piaceva a loro, ma io sono abbastanza grande per capire che non mi piacerebbe diventare famoso. No, non è la mia aspirazione, anche perché vivere sperando di diventare famosi non è la mia ambizione. Per me va bene così, anche perché ho trovato il mio equilibrio di vita pur con tutte le difficoltà del caso. Ovviamente non è tutto rose e fiori; fare musica in strada non è semplice, perché devi tenere conto di cambiare luoghi, angoli, e talvolta pure mettere in conto le intemperie.”
Ecco, a proposito di intemperie. Adesso che arriverà l’inverno, continuerai a deliziare i passanti del lungomare Garibaldi di Milazzo con la tua carezzevole chitarra?
“Assolutamente, sì. Cambierà il mio abbigliamento ma io ci sarò sempre, soprattutto a fine settimana.
Per finire, caro Vittorio. Qual è quel sogno che non hai ancora realizzato nella tua vita?
“Sto già facendo ciò che avevo pensato di raggiungere nella mia vita. Avere la chitarra che desideravo con una vita tranquilla e una bella famiglia che ho già, per me è tutto. Tuttavia, se devo dire di un sogno ancora da realizzare, allora penso ai bambini che amo tanto e desidero avere con Noemi, la mia compagna.”
Salvino Cavallaro