Il Cous Cous Fest da sempre sinonimo di integrazione culturale si fa promotore del progetto “Don’t Touch”, un progetto nato 18 mesi fa finanziato dal F.A.M.I in partnariato con L’Asp di Trapani e il Consorzio universitario UNISOM, allo scopo di tutelare il benessere fisico e psichico di giovani stranieri sottoposti a violenza. Ad oggi sono 145 i minori individuati e su 25 di essi sono state accertate violenze tali da mettere in campo una rete di tutela del minore attraverso l’intervento della Neuropsichiatria e delle pubbliche amministrazioni. “Il progetto si concluderà a Dicembre, ha detto il project manager Nicola Sequenzia, e non è stato per niente facile portarlo avanti anche se i risultati ci sono stati finora. C’è ancora molta reticenza da parte delle Pubbliche amministrazioni e un sistema troppo complicato che rischia di allungare i tempi del nostro intervento che, al contrario, deve essere immediato”. “Don’t touch” è stato presentato al Cous Cous Fest all’interno del Bia Theatre e sono intervenuti Roberto Bertini, Presidente Consorzio UNISOM, Antonino Sparaco, direttore U.O.C. Centro Salute Globale ASP Trapani e, da remoto, la prof.ssa Annamaria Fantauzzi, antropologa ed etnopsicologa, dell’Università di Torino. Sul palco anche l’operatore legale Gianluca Camilleri, che si è soffermato sull’importanza della comunicazione, che deve essere semplice ed immediata, per spiegare ai minori le soluzioni che possono essere adottate nei casi di violenza. La psicologa Alessandra Messina, dell’equipe multidisciplinare di Palermo, ha raccontato il lavoro svolto in sinergia con gli enti territoriali. «Abbiamo avviato i laboratori con i minori stranieri grazie ai quali i ragazzi hanno potuto conoscere i loro diritti ed affrontare tematiche delicate quali la violenza. Lo step successivo è stato quello dei colloqui attraverso i quali ci hanno raccontato le loro storie, molto drammatiche, e le motivazioni per le quali sono partiti dai Paesi d’origine». La psicologa ha poi fatto una distinzione sulle situazioni di vulnerabilità emerse: tra i giovani immigrati giunti sul territorio si registrano disturbi post traumatici determinati dal viaggio terrificante affrontato. Ci sono anche disturbi fisici, nel ritmo sonno-veglia, alimentari, non solo per una questione culturale ma anche dovuti al digiuno prolungato del viaggio. “Li aiutiamo anche nell’elaborazione del lutto di familiari scomparsi durante la traversata- ha spiegato Alessandra Messina- Collaboriamo con le strutture del territorio, come ad esempio il centro Pench di Palermo specializzato in etnopsicologia. Per quanto riguarda, invece, i minori regolarmente soggiornanti nei nostri territori, sono emersi casi di razzismo e di bullismo. In particolare abbiamo lavorato nel quartiere Zen di Palermo con la cooperativa l’Albero della Vita, sia con ragazzi italiani sia con minori stranieri che ci hanno raccontato casi di bullismo e cyberbulissmo, realizzando un progetto ad hoc con laboratori, video, slide e cortometraggi. La difficoltà più grande è stata quella di fare parlare questi ragazzi, farli aprire per chiedere aiuto, perché abbiamo riscontrato una difficoltà di ascolto all’interno delle loro famiglie. Alla fine, grazie ad un’attività di capacity building con gli operatori della struttura, abbiamo individuato gli strumenti per salvaguardare questi ragazzi e le loro vite”. Il pubblico presente ha degustato il cous cous “Don’t Touch”, la cui ricetta è stata ideata da Balde Omar, 17enne nigeriano beneficiario della struttura per MSNA di Bonagia, coadiuvato dallo chef Santo Petrocciani, docente della scuola INFAOP di Palermo e vincitore del Campionato italiano di Cous Cous 2021. Hanno collaborato alla realizzazione del piatto gli allievi dell’Istituto professionale “Pietro Piazza” di Palermo.
Infine sono stati premiati gli studenti che hanno partecipato Contest “Violenza e Migrazione” per la scelta del nome e del logo dell’APP e Sito Web dedicato al progetto.