È morto Gigi Gabetto, un gentiluomo granata. Aveva 80 anni e un passato da figlio d’arte. Suo padre, infatti, è stato il centravanti del Grande Torino e di quella storia dei miti che persero la vita nella tragedia di Superga il 4 maggio 1949. E Gigi, figlio del “Barone” (così lo chiamavano per l’eleganza che aveva in campo) consapevole di portare un nome così importante, diede vita a una carriera calcistica di ottimo livello vestendo le maglie di Imperia, Arezzo, Cesena, Perugia, Frosinone e Novara. Ma è nel Settore Giovanile del Torino che Gigi Gabetto, nel ruolo di responsabile, vinse il Torneo di Viareggio e una Coppa Italia, avendo in panchina Claudio Sala. Nella sua vita ha dimostrato grande attaccamento al Torino e a quei colori granata che egli ha assorbito come eredità da portare avanti con passione, quasi rappresentasse una continuità da prendere sempre in consegna. Un po’ di delusione ebbe quando il Torino lo sollevò dall’incarico di responsabile del Settore Giovanile Granata, che egli incasso’ con classe, signorilità e mai con dichiarazioni indispettite e dai toni alti. In seguito Gigi Gabetto fondò una sua scuola calcio organizzando stage estivi in varie località di montagna tra cui Roccaraso in provincia dell’Aquila e Bardonecchia in provincia di Torino. Ricordo che in una di queste occasioni lo intervistai per la rubrica televisiva “Fischio d’inizio” e qui ebbi la conferma della squisita disponibilità di uno sportivo ma soprattutto di un uomo di grande sensibilità. Oggi mi manca, così come manca a tante altre persone che l’hanno conosciuto, apprezzato, fatto amico. Ciao Gigi, ovunque tu sia. Grazie per averci insegnato i valori dello sport e della vita.
Salvino Cavallaro