Sì, grazie a Open House oggi ho rivissuto emozioni che avevo quasi rimosso da quel primo giorno in cui entrai in quell’avveniristico edificio che è stato il punto di lavoro impiegatizio delle Cartiere Burgo in zona Pescarito di San Mauro Torinese. Ogni angolo, ogni scala salita per visitare quello che è stato il quotidiano punto di lavoro, oggi mi è apparso sotto un’altra angolazione nel ricordo di ciò che è stato, dei personaggi che non ci sono più e delle tante storie di normale quotidianità lavorativa vissuta. Esattamente come un film che velocemente passa tra occhi, cervello e cuore. Sì, perché questa struttura ideata e disegnata dall’architetto brasiliano Oscar Niemeyer ha rappresentato il nuovo progetto di un’epoca lavorativa in cui si intendeva curare l’aspetto umano del ritrovarsi in un ambiente ideale per avere la migliore risposta operativa degli impiegati. Storia di quel tempo in cui la struttura delle ex Cartiere Burgo rappresentava il meglio, mentre oggi la sua precaria sopravvivenza è la testimonianza di quello che fu. E mentre giravo l’interno di quell’edificio che ha rappresentato uno spaccato del mio percorso di vita umana e professionale, ho avvertito brividi di emozione che si sono intersecati alla malinconia del tempo che è volato via velocemente e in maniera inesorabile. Il gruppo di visitatori che era accanto a me è stato interessato, meravigliato per la bellezza di questa sorta di “astronave” posta nel silenzio della zona industriale di San Mauro Torinese in cui alzando gli occhi al cielo ti sembra di toccare con le dita la Basilica di Superga. E durante il tour ho sentito commenti di forte, silenziosa rabbia per come sia possibile che una struttura così bella dell’hinterland torinese sia lasciata morire lentamente, senza che nessuno si interessi a ridargli la brillantezza, la vita. E’ l’eterno problema politico, sociale e istituzionale di questo nostro Paese, non sempre consapevole delle grandi opere architettoniche da salvare, da curare, da far rifiorire nell’orgoglio italico mai perso nei confronti dell’Europa e del mondo intero. Storia, arte e cultura, del quale spesso, troppo spesso, ci si dimentica nell’inconsapevolezza del grande patrimonio artistico da preservare. E potremmo citare le innumerevoli altre bellezze architettoniche quasi dimenticate di Milano, Roma, Napoli, oltreché Torino. Ma per fortuna c’è la gente, ci sono tanti visitatori che vivono i palpiti e l’orgoglio di ciò che siamo stati e che ci piacerebbe ancora essere attraverso la vita delle grandi opere da consegnare a chi verrà dopo di noi. Con le stesse emozioni, con le stesse vibrazioni che suscitano la bellezza di ciò che è un’opera architettonica che non si può lasciare morire nel nulla. E’ contro natura! Dunque, grazie a Open House per questo progetto a difesa della cultura, dell’arte, della grande bellezza di questa nostra Italia che ha sempre più bisogno di essere spronata a riflettere sulla sua grandezza.
Salvino Cavallaro