Dopo il successo delle quattro passate stagioni torna Open House Torino, il format internazionale nato a Londra e diffuso in altre 50 città del mondo. Nuovi edifici, eccellenze del patrimonio, case private, spazi solitamente inaccessibili e luoghi in evoluzione: è un invito rivolto a tutti per scoprire la propria città a porte aperte. L’11 e il 12 giugno si svolgerà un fine settimana liberamente aperto al pubblico che potrà visitare a Torino decine di edifici e luoghi della storica città sabauda. Gli eventi sono parte di una famiglia internazionale: Open House Worldwide è una rete fondata a partire da Open House London e organo di supervisione degli eventi locali. Il concept originale di Open House nasce a Londra nel 1992 dall’idea di Victoria Thornton. Il circuito è diffuso in quattro continenti e 46 città. In Italia Open House è a Roma, Milano, Torino e Napoli. Open HouseTorino nasce nel 2016 dall’amore per la città di un gruppo di architetti, comunicatori e filo urbanisti contagiati dall’esperienza londinese. L’Associazione Culturale è no profit ed è stata fondata a gennaio 2017. Sono quattro i punti salienti cui mira questa Associazione Culturale, e cioè – un’esperienza nuova di esperienza ed esplorazione – un atto di promozione del vasto patrimonio e delle numerose buone pratiche presenti sul territorio – una riflessione sul ruolo virtuoso dell’architettura e del design urbano: dalle nuove costruzioni sostenibili alle potenzialità del riuso – uno strumento per posizionare Torino tra le città attive su questi temi. Ecco, proprio per seguire la logica proposta da questi interessanti punti culturali indicati da Open House Torino che quest’anno si fregia con entusiasmo si essere giunta alla quinta edizione per la città di Torino, nei due giorni di evento si darà la possibilità al pubblico di visitare, previa registrazione generale, tutta una serie di edifici di valore architettonico, storico e urbano abitualmente chiusi al pubblico. Tra questi edifici da visitare ci sarà la possibilità di prenotarsi per visitare anche gli ex uffici delle Cartiere Burgo in località Pescarito a San Mauro Torinese. La chiamavano l’astronave di San Mauro Torinese per la sua forma circolare, ed è stata la sede storica della Burgo disegnata dall’architetto brasiliano Oscar Niemeyer. Una sede inaugurata nel 1980 con una concezione ultra moderna, che all’interno non si basava sulle classiche stanze chiuse e ben divise tra loro, ma, più modernamente, si dava la possibilità di avere più spazi aperti e luminosi attraverso gli Open Space, in cui gli uffici venivano delimitati da divisori, armadietti e scaffalature. Per l’epoca, fu anche difficile per gli impiegati adattarsi mentalmente a questo nuovo modus operandi ritenuto inizialmente efficace dal punto di vista estetico ma non pratico ai fini qualitativi di chi doveva lavorare talora anche oltre le otto ore giornaliere. Tuttavia, con il passare degli anni le cose cambiarono e quelle mura che ancora oggi parlano di ricordi per tanti ex impiegati delle Cartiere Burgo, sembrano perennemente intrise di giornate faticose, intense e colme di tante situazioni professionali e umane che restano scritte nella storia di quel tempo. E oggi che tutto è finito perché la Burgo ha trovato altre strade per continuare non più la florida produzione della carta di una volta, resta vuota e senza vita questa bellissima struttura circolare che invitiamo tutti a visitare per quella particolare bellezza architettonica che fu il vanto della Burgo in quegli anni ’80. Ecco, facendo proprio riferimento a quel punto così ben espresso da Open House Torino, in cui si richiede una riflessione particolare sul ruolo virtuoso dell’architettura e del design urbano, dalle nuove costruzioni sostenibili alle potenzialità del riuso, ci sembra giusto e doveroso che in occasione di queste visite all’edifico degli ex uffici delle Cartiere Burgo, si pensi proprio al riuso di un qualcosa che merita di ritornare a vivere. Così per l’ancora attraente “astronave” circolare di San Mauro Torinese e per tanti altri edifici della storica città sabauda, prima capitale d’Italia, che tanto di pregiata architettura ha ancora da far rivivere nel tempo.
Salvino Cavallaro