Parte da Messina la crociata della Fegica contro le irregolarità nel settore dei carburanti

Parte dalla provincia di Messina la crociata dei gestori di carburante che oltre ai problemi legati alla pandemia e alla guerra in Ucraina, si ritrovano a dover fare i conti con alcune “situazioni di illegalità” che rischiano di mettere in discussione migliaia di posti di lavoro.
A promuovere la protesta la Fegica (Federazione gestione carburanti ed affini), il sindacato più importante della categoria, col segretario nazionale con delega alla regione Sicilia Nino Munafò e quello provinciale Giuseppe Aloi, i quali hanno promosso il 15 giugno prossimo a Messina una riunione generale degli iscritti. Riunione alla quale interverranno anche i presidenti della Fegica nazionale Di Vincenzo, Timpani e Zaino.
«Chi oggi gestisce un distributore di carburante è davvero ormai a un bivio – affermano Munafò e Aloi –. Abbiamo cercato in questi ultimi anni di essere costruttivi trovando però sempre muri di gomma e oggi ci ritroviamo a dover operare in un settore dove quotidianamente vengono commessi abusi e violazioni delle norme poste a tutela della nostra attività (contratti di associazione in partecipazione e di “appalto” non riconosciuti dalla legge). L’illegalità – proseguono – continua a farla da padrona arricchendo tutti coloro che hanno introdotto, unilateralmente, contratti capestro, permettendo anche l’accesso nel settore ai soggetti più disparati, convinti di fare “affari” comunque, considerato che non esiste un controllo – né a monte né a valle – delle regole. È paradossale poi sanzionare i gestori che, magari, hanno solo ritardato di un giorno la comunicazione dei prezzi all’Osservatorio (unica Categoria, in Italia e forse al Mondo, obbligata ad una comunicazione inutile ogni otto giorni) e, per questo costretti a pagare 1.000 euro per ogni ritardata comunicazione. Anche di sei mesi prima».
«Gestori – proseguono i due rappresentanti sindacali – chiamati solo a “fare le sentinelle” di strutture che verranno superate e destinata alla rottamazione. E, intanto, gli adempimenti burocratici a carico della categoria crescono e le risorse economiche a disposizione dei Gestori sono largamente insufficienti (anche a proposito di aumento dei prezzi e dell’energia elettrica). Ogni giorno decine di impianti chiudono; centinaia di impianti perdono i Gestori costretti a passare nella fascia del precariato (appalto e associazione in partecipazione) se vogliono, in qualche modo “tirare a campare per non tirare le cuoia” mentre compagnie e retisti aprono nuovi impianti (senza chiudere nulla) nonostante l’erogato medio italiano sia il più basso in Europa.
Ecco perché occorre mobilitarsi, stare insieme e rilanciare per difendere i propri diritti e la propria dignità. C’è in gioco il nostro futuro. Ci sono fra Gestori, coadiuvanti familiari e dipendenti, circa 100.000 persone che rischiano di vedere andare in fumo i frutti del proprio lavoro».

 

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