Questa volta parliamo di calcio e non di sentimenti. E per parlare del calcio giocato dagli azzurri contro l’Argentina nella Finalissima 2022, sarebbe meglio stendere un velo pietoso. D’altra parte la situazione del calcio italiano e dell’azzurro pallone nazionale, ci induce a fare considerazioni più volte disquisite in diverse circostanze. C’è da dire che, vista la situazione attuale del football di casa nostra, non c’era da aspettarsi qualcosa di diverso al cospetto della grande qualità tecnica degli argentini, tuttavia, la figuraccia cui è stata sottoposta la Nazionale di Mancini è eloquente di una situazione da prendere in seria analisi. Intanto c’è da dire che la scuola argentina ha detto sul campo che il nostro campionato non è più da molti anni il più bello del mondo e che il gap da colmare a livello europeo e mondiale è davvero considerevole. Detto questo, ci introduciamo nel pensiero oggettivo, e quindi razionale, che per alcuni giocatori della squadra di Mancini è finito un ciclo, visto che sembrerebbe ormai opportuno ripartire dai vari Donnarumma, Di Lorenzo, Bonucci, Spinazzola, Bastoni, Locatelli, Tonali, Pellegrini, Barella, Raspadori, Chiesa e forse Insigne e Verratti. Per il resto è tutto da reinventare, vista anche la nota pochezza di un centrocampo e un attacco asfittico, formato da Immobile (che in questa occasione non è stato convocato perché infortunato, ma che probabilmente chiuderà con la Nazionale) Belotti, Jorginho, Politano, Bernardeschi, Scamacca. Dunque, non c’è nulla di male ad ammettere che la bell’Italia di Mancini, quella che troppo spesso abbiamo decantato come favola, adesso è finita. E adesso è un ricominciare a lavorare seriamente, così come il modulo tattico di gioco che Mancini dovrà trovare assieme alle caratteristiche tecniche dei giocatori, nuovi convocati, che il C.T. sceglierà per ricominciare. E qui cominciano le noti dolenti! Sì, perché la difficoltà di andare a scegliere i nuovi atleti cui sarà dato loro la responsabilità di risalita, è un fatto davvero arduo. Infatti, l’annoso problema del sistema Italia Football che da sempre invochiamo di rifondare, ma che sempre è stato rimandato per questioni politico sportive all’interno del governo del calcio italiano, adesso sta assumendo le caratteristiche di un’urgenza totale, almeno se non si vuole continuare a fare figuracce in Europa e nel mondo, così come quella fatta ieri sera contro gli argentini. Già, gli argentini di Messi (che spettacolo vederlo giocare a calcio) Di Maria, Lautaro, De Paul e compagni che ci hanno ridicolizzati per furore agonistico, qualità tecniche, freschezza atletica, compattezza di squadra, finalizzazioni di gioco e passaggi con massimo due tocchi in verticale, capaci di arrivare al tiro in porta con la naturalezza di una grande squadra, qual è l’Argentina. Troppo forte questa Argentina di Messi, capace di fare segnare negli ultimi minuti di gioco in cui è entrato, persino quel Paulo Dybala così tanto criticato in una Juventus che, evidentemente, non ha i campioni che ha la Nazionale Argentina. E allora non resta che rimboccarsi le maniche, lasciando in disparte le fatue parole e costruire dal basso (e cioè dai Settori Giovanili) la possibilità di ritornare con lentezza e molta pazienza a quella crescita dei nostri giovani, cui dobbiamo dare per forza di cose la speranza e la responsabilità del futuro del nostro calcio. Dal nostro punto di vista non c’è altra strada da seguire, anche se l’abbagliante chimera di vincere subito in Europa a livello di Club, porta sempre a spendere un oceano di denaro per acquistare campioni dall’estero che, tuttavia, non mutano mai i cambiamenti a livello di conquiste di trofei. Spendere meno per le illusioni degli abbagli apportati dai giocatori esteri e investire di più sui nostri giovani, resta l’unica strada da seguire assieme al cambiamento del sistema calcio Italia. Certo, per fare tutto questo, come dicevamo pocanzi, c’è bisogno di tanto tempo e altrettanta pazienza. D’altra parte i vari Zoff, Tardelli, Gentile, Collovati, Scirea, Cabrini, Paolo Rossi, Conti, Graziani e tanti altri campioni italiani che ci sono stati invidiati dal mondo intero, da dove sono venuti? Ricominciare a costruire il futuro della Nazionale Italiana e del nostro Football vuol dire anche questo. E se proprio si vuole dare spazio a qualche campione che viene dall’estero lo si faccia pure con parsimonia economica, avendo il coraggio di colmare l’eventuale vuoto tattico con i nostri giovani che devono essere accompagnati a crescere nella massima serie con accanto figure di calciatori di esperienza. Il calcio è questo da sempre, non andiamo a cercare cose che non fanno parte della nostra cultura pallonara. Il buon nome dell’Italia deve essere rispettato e non ridicolizzato.
Salvino Cavallaro